Sassari, la stagione lirica dell’Ente Concerti Marialisa de Carolis: appuntamento (il 18 e 20 ottobre) con “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo
«Pagliacci si inserisce tra giganti, come Falstaff di Verdi e Turandot di Puccini, e pur non essendo anch’essa un gigante ha saputo mantenersi costantemente nel repertorio come un manifesto della musica verista».
Con queste parole il direttore d’orchestra Sebastiano Rolli, insieme ai registi Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, ha raccontato Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, in scena al Teatro Comunale di Sassari venerdì 18 e domenica 20 ottobre 2019. Erano in 150, tra cui moltissimi studenti, alla presentazione della seconda opera in cartellone per la stagione 2019 dell’Ente Concerti “Marialisa de Carolis”, che non poteva che svolgersi all’Accademia di Belle Arti, partner dell’Ente ormai da anni. Gli allievi, coordinati dai loro docenti, si sono infatti occupati di ideare e realizzare, su impulso dei registi, scene e costumi. Una collaborazione, definita dagli stessi studenti «una relazione meravigliosa», che consente ai giovani talenti del territorio di confrontarsi con il mondo del lavoro, un’opportunità che in Italia pochissime realtà come quella di Sassari possono offrire. (Sopra il titolo: prove, la morte di Nedda).
Dopo i saluti del presidente dell’Ente Concerti Alessandro Bisail e una dettagliata introduzione storica a cura del vicepresidente dell’Ente Antonello Mattone, Piero Maranghi ha spiegato il senso dell’allestimento registico. Tutto è partito, ha detto, dall’ispirazione ai dipinti di Felice Casorati, grande pittore ma anche scenografo teatrale, coevo di Giorgio De Chirico e dello stesso Mario Sironi cui l’Accademia è intitolata; Casorati e Sironi, inoltre, condividono un trascorso sassarese (cinque anni nell’adolescenza per Casorati, soltanto il primo anno di vita per Sironi). Nei Pagliacci, ha aggiunto Paolo Gavazzeni, si avverte la tensione palpabile propria del metateatro già dal prologo: è una vera e propria riflessione sullo spettacolo e su chi lo fa, sugli attori che sono anche uomini e donne, gente comune, non eroi come nel passato, verismo allo stato puro. È, come ha spiegato il direttore d’orchestra Sebastiano Rolli, un’inversione di tendenza rispetto al romanticismo appena trascorso: qui la morte e la sofferenza non sono sublimate sulle ali della poesia: il verismo ha il gusto patologico della sofferenza e del dolore. Musicalmente
L’opera è andata in scena di fronte a circa 700 ragazzi nella tradizionale Anteprima giovani dedicata agli studenti.