La perfezione immobile e solitaria di Hopper

Nelle sue opere il tempo è come fermato, immobile, nella sua perfezione solitaria. Ci sono le case, le cose, le persone. Il tratto di Edward Hopper, uno dei più famosi artisti americani dell’ultimo secolo, è familiare e al tempo stesso inquietante. Lui ferma l’attimo, cristallizza quel preciso istante, sia per le cose inanimate che per i personaggi. Racconta il suo mondo, l’America, che però diventa un mondo universale. hopper3

Fino al 12 febbraio 2017, presso l’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano a Roma, sono esposte sessanta opere di Hopper che vanno dagli acquerelli  ai paesaggi cittadini (tutti quadri per i quali l’artista ha sperimentato tecniche diverse) che sono la “fotografia” degli anni Cinquanta e Sessanta, quelli del boom economico dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, ma anche scorci dei primi decenni del XX secolo. In mostra a Roma si possono ammirare opere famosissime fra cui “Second Story Sunlight” (1960), “South Carolina Morning” (1955), “York Interior” (1921), “Le bistro or The Wine Shop” (1909), “Summer Interior” (sempre del 1909), ma anche alcuni studi preparatori e disegni (nelle immagini pubblicate alcuni dei quadri esposti).hopper4

Nato nel 1882 e scomparso nel 1967, Edward Hopper è stato l’artista statunitense più popolare del Novecento, di cui oggi è considerato uno dei “grandi classici”. Per la mostra – prodotta e curata da Artemisia Group in collaborazione con il Whitney Museum of American Art d New York – hanno collaborato vari soggetti fra cui l’Istituto per la storia del Risorgimento e l’assessorato alla crescita culturale del Comune di Roma. La mostra è stata curata da BarbaraHaskell, curatrice presso il Whitney Museum.

Info: biglietti 14 euro (con audioguida inclusa), previste riduzioni. (www.ilvittoriano.com)