Quando i colori esplodono dentro alle scatole di un deposito… l’arte nascosta emerge e si mette in mostra. Ecco allora a Livorno (Museo della Città / Bottini dell’Olio) il percorso pittorico “Magazzini Generali” con i più grandi nomi di Ottocento e Novecento

Oltre 90 “mai visti” delle collezioni civiche livornesi, ovvero opere e oggetti d’arte, antichi e moderni, che da molti anni erano “nascosti” nei depositi museali, andranno finalmente in mostra, sotto il titolo “Magazzini Generali”, dal 29 ottobre 2021 al 13 febbraio 2022 al Museo della Città di Livorno – Piazza del Luogo Pio (inaugurazione venerdì 29 ottobre 2021 ore 18.00).

Un’occasione imperdibile per ammirare dipinti su tela o su tavola, sculture, stampe, disegni, fotografie, oggetti, solitamente visibili solo agli addetti ai lavori, molti non meno importanti di quelli esposti abitualmente, tutti comunque con una loro storia da raccontare.

Immaginiamo di socchiudere la porta di un deposito blindato mai aperto al pubblico, poter scartare tele affisse alle pareti, aprire scatoloni, e vedere apparire tra il marroncino degli imballi e colori che esplodono, un enorme manifesto di Leonetto Cappiello, una abbagliante natura morta di Oscar Ghiglia, una “Lettera aperta” di Emilio Vedova, un pannello dedicato all’anarchico Pinelli di Enrico Baj. E poi tante altre magnifiche opere per tanti motivi accumulatesi nei decenni se non in diversi casi, nei secoli.

La mostra, promossa dal Comune di Livorno, consente di immergersi in questi magazzini e nasce – come già scritto anche nei giorni scorsi – da un’opportunità offerta dal lockdown, ovvero quella del “tempo”. Nel periodo in cui i musei civici sono stati chiusi a causa della pandemia, il personale ha colto l’occasione per lavorare massicciamente dietro le quinte, rivedere gli inventari, scartare le opere per verificarne lo stato di conservazione, affidare restauri e studiare l’unicità di ogni singolo pezzo.

Da questo lavoro intenso anche se invisibile, è scaturito un percorso espositivo entusiasmante, eterogeneo, estremamente interessante e curioso, che vedrà i pezzi divisi in 6 sezioni: Ritratti, Scene di Livorno, I Manifesti, Paesaggi, Nature morte, Post ‘900.

Il tutto curato direttamente dagli operatori museali con la consulenza della storica dell’arte Antonella Capitanio.

Originale e degno di un deposito, o di un “magazzino generale” anche l’allestimento: le opere saranno piazzate sopra o vicino a scatole di cartone sulle quali si troveranno didascalie e focus di approfondimento, mentre speciali scatole rosse segneranno un percorso didattico per i più piccoli.

Il tutto con l’idea di rendere visibile quello che fino ad oggi era invisibile, stimolando e provocando la curiosità dei visitatori, provando anche a trasferire al pubblico proprio l’ambiente dal quale provengono le opere e il metodo di indagine utilizzato, il tutto a tratti discorde e discordante, ma con le inaspettate sorprese, che solo un magazzino sa riservare.

  • Non sembri riduttivo, non sembri irriguardoso da parte di un assessore, presentare questi “Magazzini Generali” con una metafora domestica – commenta l’assessore alla Cultura Simone Lenzi – ma quello che abbiamo messo in mostra al Museo di Città questa volta, ricorda un po’ l’esperienza che ci è dato fare quando ci troviamo ad aggirarci per certe soffitte di certe agiate case antiche. Così, dopo che è passato troppo tempo dalla decisione che qualcuno ha preso di relegare qualcosa in soffitta, ecco che quella stessa cosa torna stupirci nella riscoperta: c’erano senz’altro dei buoni motivi per riporre quella cosa in soffitta, solo che non ce li ricordiamo più, ed ora che la vediamo quasi non capiamo come sia potuto succedere. Un museo, come una casa, in realtà, è un luogo in cui il tutto conta più della somma delle parti: una serie di quadri, esposti in una sala, esclude un’opera che non troverebbe senso accanto alle altre, ma che non per questo è meno interessante, meno bella, meno perfetta in un altro contesto possibile che purtroppo non si è dato. Un museo, come una casa, è un luogo in cui gli spazi non sono infiniti: ogni limite impone una scelta, ogni scelta comporta un’esclusione.“Magazzini Generali” è dunque l’occasione che si dà ai visitatori di vedere, oltre le scelte, ciò che solitamente non si vede del patrimonio pubblico. “Magazzini Generali” serve allora a restituire ai cittadini il diritto ad aggirarsi per la soffitta di casa loro”. 

APERTURA MOSTRA
Dal martedì al giovedì dalle ore 10.00 alle ore 19.00
venerdì e sabato dalle ore 10.00 alle ore 20.00
domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Giorno di chiusura lunedì
Gli orari della mostra potranno subire modifiche anche per eventuali disposizioni normative connesse all’emergenza sanitaria Covid-19
INGRESSO
Biglietto intero € 5,00
Biglietto ridotto € 3,00 (meno di 18 anni, più di 65)
Cumulativo con visita al Museo Civico “G. Fattori” € 7,00
Visita guidata € 2,00 a persona (minimo 10 persone)
Visita guidata per le scuole € 2,00 a persona
Visita guidata e laboratorio per le scuole € 3,00

INFO E CONTATTI:
Museo della
Città – Polo Culturale Bottini dell’Olio – piazza del Luogo Pio
Tel. 0586/ 824551 – 824552 (biblioteca)
museodellacittà@comune.livorno.it

E’ NECESSARIO IL GREEN PASS

Elenco artisti in mostra

Enrico Baj

Gianfranco Baruchello

Giovanni Bartolena

Carlo Battaglia

Miranda Bertelli

Vinicio Berti

Mario Borgiotti

Alberto Burri

Leonetto Cappiello

Carlo Carrà

Giuseppe Cavallini

Giorgio Cei

Carlo Chelli

Ferdinando Chevrier

Piera Cipriani Chioccioli

Giancarlo Cocchia

Silvio Coppola

Filippo De Pisis

Carlo Domenici

Roberto Ercolini

Luciano Fabro

Fernando Farulli

Mario Ferretti

Cafiero Filippelli

Lucio Fontana

Pietro Gallina

Valentino Ghiglia

Franco Grignani

Luigi Guerricchio

Guido Guidi

Carlo Hollesch

Nikos Kessanlis

Marcello Lenci

Giovan Battista Lepori

Masaniello Luschi

Giovanni Malesci

Elio Marchegiani

Sandro Martini

Ferruccio Mataresi

Bruno Munari

Giulia Napoleone

Renato Natali

Ugo Nespolo

Mario Nigro

Rossana Parenti

Osvaldo Peruzzi

Attilio Pierelli

Arnaldo Pomodoro

Giò Pomodoro

Gino Romiti

Ottone Rosai

Aligi Sassu

Paolo Scheggi

Giampaolo Senesi

Stefano Sperti

Romano Stefanelli

Guido Strazza

Emilio Tadini

Franco Vaccari

Nicola van Houbraken

Emilio Vedova

  • DIDASCALIE OPERE SUL MANIFESTO
  • Sulla locandina, stampata come carta da imballaggi, le opere simbolo di ogni sezione:LINGUAGGI: Franco Grignani, Isoplastica 518, 1973; NATURA MORTA: Fernando Farulli, Natura morta, 1954-55; PAESAGGI: Ottone Rosai, Costruzioni, 1953; SCENE DI LIVORNO: Carlo Domenici, Gabbrigiana, 1900-49; RITRATTI: Leonetto Cappiello, Ritratto di Dino Targioni Tozzetti detto “Cangillo”, 1890; MANIFESTI  Leonetto Cappiello, Pygmalion, 1911

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: I DEPOSITI

Tutti i musei dispongono di un deposito, nel quale sistemano le opere non esposte. Anche nei depositi dei musei civici di Livorno si sono con il tempo accumulate numerose opere d’arte.

I motivi possono essere molteplici: opere ricoverate temporaneamente per un restauro, opere utilizzate per allestimenti temporanei e poi ricollocate nei magazzini, donazioni ancora da valutare, opere scartate per le esposizioni permanenti perché ritenute non adatte al contesto espositivo. Si tratta di un materiale eterogeneo, fatto di dipinti su tela o su tavola, pale di altare un tempo collocate in chiese cittadine, sculture, stampe, oggetti. Non tutti capolavori, ma sicuramente tutti con una storia singolare, avvincente e appassionante. Una storia che racconta molto anche di scelte artistiche e curatoriali, motivazioni, errori o intuizioni che di fatto hanno segnato, almeno fino ad oggi, il destino di queste opere: il magazzino.

Durante il periodo del lockdown l’attività dei musei della città non si è interrotta; si è lavorato dietro le quinte, proprio dedicando il tempo a rileggere, verificare, inventariare, catalogare tutto il ricco patrimonio posseduto, sia quello esposto, sia, in particolare, quello custodito nei depositi. Il lavoro ha permesso di mettere a fuoco un patrimonio di valore, ai più sconosciuto, ma appartenente alla vicenda artistica cittadina.

Non si pensi però che il patrimonio non visibile abbia scarsa importanza o che sia frutto del lavoro di artisti anonimi. Tutt’altro: fra gli autori delle opere conservate al di fuori dei circuiti di visita compaiono nomi importanti dell’arte antica, moderna e contemporanea, insieme ad artisti locali o che hanno lavorato nella nostra città, segnando le epoche e narrando frammenti della nostra memoria.

Non è improprio se un museo conserva delle opere d’arte senza presentarle al pubblico: spesso infatti si tratta di opere meno interessanti per i visitatori, ma importanti per lo studio non solo delle arti ma della storia stessa delle collezioni ricerca.

Abbandonando però una visione elitaria di destinazione ad un pubblico colto, il rinnovato impegno di chi lavora nei musei si concentra oggi sulla comunità, fino puntando a far diventare questi luoghi anche spazio d’incontro, capaci di interpretare le richieste e stimolare il desiderio di conoscenza, di confronto e di dialogo da parte di tutti i tipi di pubblico.

In quest’ottica si colloca la scelta che abbiamo fatto di rendere visibile quello che fino ad oggi era invisibile, stimolando e provocando la curiosità dei visitatori. Si è mantenuto però, nell’allestimento, l’aspetto del deposito, nel quale abbiamo lavorato per mesi, provando a trasferire al pubblico proprio l’ambiente e il metodo di indagine utilizzato.

Il criterio con cui abbiamo scelto le opere si è basato sulla loro unicità e sul fatto che non siano state esposte, se non raramente, al pubblico.