Premio Gregor von Rezzori: chi sono i cinque finalisti (narrativa straniera). La migliore opera di traduzione è quella di Anna D’Elia

 

 

La giuria del Premio Gregor von Rezzori – Città di Firenze composta da Beatrice Monti della Corte, Ernesto Ferrero  (presidente) Andrea Bajani, Paolo Giordano, Alberto Manguel  e Edmund White ha annunciato la cinquina dei finalisti per la sezione  narrativa straniera: MATHIAS ÉNARD Bussola, e/o (trad. di Yasmina Mélaouah); LÁSZLÓ KRASZNAHORKAI Satantango, Bompiani (trad. di Dóra Várnai); ÉDOUARD LOUIS Storia della violenza, Bompiani (trad. di Fabrizio Ascari); VALERIA LUISELLI Storia dei miei denti, La nuova frontiera (trad. di Elisa Tramontin); CLEMENS MEYER Eravamo dei grandissimi, Keller (trad. di Roberta Gado e Riccardo Cravero).

Contestualmente la giuria del Premio per la traduzione –
composta da Bruno Ventavoli (presidente), Ilide Carmignani e Susanna Basso -ha annunciato la vincitrice per la  migliore opera di traduzione: ANNA D’ELIA per la traduzione di Antoine Volodine, Terminus radioso (66thand2nd).

Il Festival degli Scrittori, curato dalla Fondazione Santa Maddalena presieduta da Beatrice Monti della Corte che da quest’anno ha come direttore lo scrittore Andrew Sean Greer, sarà ricco di eventi. Come sempre: la Lectio Magistralis di un eminente scrittore. Quest’anno sarà Dany Laferrière, haitiano, di nazionalità canadese, dal 2013 Accademico di Francia, quindi “un Immortel”. È la seconda volta in quasi quattro secoli che questa onorificenza viene data a uno scrittore non francese. La prima volta la ricevette nel 1971 Julian Green, americano. Tra gli ospiti internazionali segnaliamo lo scrittore libico Hisham Matar, ultimo Premio Pulitzer e primo vincitore del Premio von Rezzori. Con lui Zadie Smith, in Italia per l’uscita del suo nuovo libro, lo scrittore colombiano Juan Gabriel Vásquez e Atiq Rahimi, scrittore e regista afgano, Premio Goncourt 2008.

Il Festival, realizzato con la consulenza artistica di Alba Donati e Volker Schlöndorff, si svolge a Firenze dal 14 al 17 giugno e ha come avvenimento centrale l’undicesima edizione del Premio Gregor von Rezzori – Città di Firenze. La cerimonia di premiazione avrà luogo sabato 17 giugno nella Sala d’Arme in Palazzo Vecchio. Durante la Cerimonia verrà assegnato anche il Premio Gregor von Rezzori Giovani Lettori, che premia le 5 migliori recensioni ai libri finalisti, fatte da 100 studenti delle scuole superiori di Firenze.

Il Festival è sostenuto dal Comune di Firenze ed è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e dal Gabinetto  G.P. Vieusseux. Si avvale della collaborazione del Centro per il libro e la lettura del MiBACT, di Repubblica Firenze come media partner e delle Librerie Giunti al Punto.
www.premiovonrezzori.org – www.santamaddalena.org

 

CHI SONO I FINALISTI

PREMIO GREGOR VON REZZORI
per la migliore opera di narrativa straniera

MATHIAS ÉNARD Bussola, e/o (trad. di Yasmina Mélaouah)
Con questo straordinario romanzo-fiume uno dei più prestigiosi e raffinati autori francesi ha vinto il Premio Goncourt nel 2016. È la storia d’amore tra Franz, uno specialista dell’Oriente, e Sarah, anch’essa studiosa delle civiltà orientali, un amore che dura anni e si snoda attraverso Europa, Iran, Siria e Turchia, attraverso timidezze, tradimenti, equivoci, passioni, rifiuti, incontri, partenze e ritrovamenti. Ma è anche la storia di un altro amore tormentato: quello tra l’occidente e l’oriente. Un amore raccontato attraverso le centinaia di storie di quelle donne e quei uomini europei che nel corso dei secoli hanno dedicato le loro vite (e spesso le hanno perse tragicamente) all’inseguimento di questa passione “impossibile”. Con un’erudizione impressionante che non offusca mai il piacere della lettura, Enard racconta le vite avventurose e appassionate di quanti hanno scelto di viaggiare in Oriente, immergersi in quelle culture, vivere tra palazzi da Mille e una notte e suk variopinti, perdersi nei fumi dell’oppio, innamorarsi di donne e uomini misteriosi. Scorrono sotto gli occhi del lettore le immagini di scrittori, avventurieri, musicisti e viaggiatrici che si sono lasciati ammaliare dall’esotismo e dalla sensualità di luoghi come la Persia, Costantinopoli, Palmira; luoghi di questa passione divisa tra miraggio e illusione da una parte, e vite reali e ben concrete dall’altra. Cos’è stato l’orientalismo? Un miraggio del deserto favorito dai fumi dell’oppio e dai profumi delle spezie, o un vero incontro tra culture diverse ma complementari, una bisognosa dell’altra, alla continua ricerca dell’Altro che ci completa? Si è parlato per questo romanzo-capolavoro di “erotismo della cultura”, la sbalorditiva erudizione che sorregge le sue cinquecento pagine è un piacere, il frutto di una sensualità da cui il lettore si lascia cullare come fosse in un magico palazzo.

Mathias Énard è nato nel 1972, dopo essersi formato in storia dell’arte all’École du Louvre, ha studiato arabo e persiano. Dopo lunghi soggiorni in Medio Oriente, nel 2000 si stabilisce a Barcellona, dove collabora a diverse riviste culturali. All’attività di professore di arabo all’università autonoma di Barcellona affianca quella di traduttore. Fra le sue opere ricordiamo Breviario per Aspiranti terroristi (Nutrimenti), Zona (Rizzoli), Parlami di battaglie, di re e di elefanti (Rizzoli), Via dei ladri (Rizzoli).

LÁSZLÓ KRASZNAHORKAI Satantango, Bompiani (trad. di Dóra Várnai)
Il comunismo è ormai al tramonto e nella fangosa campagna ungherese quel che resta di una comunità di individui abbrutiti vive una vita senza speranza in una cooperativa agricola ormai in sfacelo. Tutti vogliono andarsene e sperano in un futuro migliore grazie al denaro che riceveranno dalla chiusura della loro fattoria collettiva. Quando all’improvviso si diffonde la notizia che il carismatico Irimiás, sparito due anni prima e dato ormai da tutti per morto, è stato visto sulla strada che porta al villaggio e sta per tornare pare un miracolo. È l’inizio dell’attesa, dell’avvento incombente di qualcosa che li può liberare ma che avrà pesanti conseguenze sulle loro vite disperate. Si troveranno infatti a far fronte non solo alle astuzie di Irimiás, ma anche ai conflitti che li dividono. Questo capolavoro dark, primo libro di Krasznahorkai pubblicato nel 1985 in Ungheria, è ormai considerato un vero e proprio classico contemporaneo.

László Krasznahorkai è nato a Gyula in Ungheria nel 1954. Ha vinto numerosi premi internazionali e le sue opere sono state pubblicate in numerosi paesi. È considerato dalla critica il più importante scrittore ungherese vivente, è autore di sette romanzi e cinque raccolte di racconti

ÉDOUARD LOUIS Storia della violenza, Bompiani (trad. di Fabrizio Ascari)
“Ho incontrato Reda una notte di Natale. Verso le quattro del mattino stavo tornando a casa dopo una cena da amici. Mi ha avvicinato per strada e alla fine gli ho proposto di entrare nel mio studio. Lì mi ha raccontato la storia della sua infanzia e l’arrivo in Francia di suo padre, in fuga dall’Algeria. Abbiamo trascorso il resto della notte insieme, abbiamo parlato, abbiamo riso. Alle sei del mattino, ha tirato fuori una pistola e ha detto che mi avrebbe ucciso. Mi ha insultato, strangolato, violentato. Il giorno dopo è iniziato il procedimento medico e legale. Più tardi, mi sono confidato con mia sorella. E l’ho poi sentita raccontare quegli avvenimenti a modo suo. Guardando indietro alla mia infanzia, ma anche alla vita di Reda e di suo padre, riflettendo sull’emigrazione, il razzismo, la povertà, il desiderio e gli effetti di un trauma, anch’io vorrei capire che cosa è successo quella notte. E da lì tracciare una storia di violenza.” E.L.

Édouard Louis ha curato il volume Pierre Bourdieu: l’insoumission en héritage (PUF, 2013) ed è ideatore e direttore della collana “Des Mots” della Presses Universitaires de France. Il suo primo romanzo, Farla finita con Eddy Bellegueule, è diventato subito un caso in Francia, dove ha venduto oltre 300.000 copie ed è in corso di pubblicazione in dodici paesi.

VALERIA LUISELLI Storia dei miei denti, La nuova frontiera (trad. di Elisa Tramontin)
Gustavo Sánchez Sánchez, soprannominato con affetto “Autostrada”, è un tipo discreto ma dalle straordinarie qualità: dopo un paio di rum e cola sa imitare Janis Joplin, riesce a far stare un uovo dritto su un tavolo come Cristoforo Colombo, sa contare fino a otto in giapponese, interpretare i biscotti cinesi della fortuna e fare il morto a galla. Ma è soprattutto il migliore banditore d’aste del mondo. Nella sua folgorante carriera ha inventato la rivoluzionaria “asta allegorica” durante la quale non sono gli oggetti a essere messi in vendita, quanto le storie che gli danno valore e significato. In questo libro c’è la sua vita e il suo trattato sui pezzi da collezione, sui nomi propri e sul riciclaggio radicale. Tutto il resto è solo letteratura.
Scritto con eleganza, intelligenza e un’esilarante irriverenza 
La storia dei miei denti ci presenta un’acuta e inconsueta riflessione sul valore, la qualità e la creatività.

Valeria Luiselli è nata nel 1983 a Città del Messico ma, per una serie di strane coincidenze, ha la residenza a Venezia e New York. Ha collaborato con giornali e riviste come The New York Times, Letras Libres, Etiqueta Negra e Internazionale. Nel 2010 ha pubblicato la raccolta di saggi e reportage Carte false, considerata uno dei migliori libri dell’anno. Attualmente vive a New York e partecipa regolarmente a progetti multidisciplinari che uniscono danza, teatro e arti plastiche. Volti nella folla, suo romanzo d’esordio, è stato tradotto nelle maggiori lingue europee.

CLEMENS MEYER Eravamo dei grandissimi, Keller (trad. di Roberta Gado e Riccardo Cravero)
Daniel, Mark, Paul e Rico sono cresciuti come “pionieri” nella Germania dell’Est.
Sono gli ultimi anni prima della caduta del Muro e sogni e illusioni sono amplificati dal mito dell’Ovest a portata di mano, tanto più dopo gli eventi dell’89. Con la Svolta – la riunificazione delle due Germanie – anche la loro vita cambia trasformandosi in una folle corsa fatta di furti d’auto, alcol, paura e rabbia. Clemens Meyer ci regala un romanzo sulla generazione a cavallo della caduta del Muro raccontata alla Trainspotting con la schiettezza di chi allora cercava di sopravvivere e di inventarsi un futuro nel Selvaggio Est. Saltando da un piano temporale all’altro, l’autore ci presenta la Lipsia delle case occupate, degli incontri clandestini di boxe, degli hooligan, delle prime discoteche e delle bevute disperate con la profondità e la poesia di chi quegli anni li ha amati a carissimo prezzo, vedendo perdersi uno dopo l’altro i propri amici d’infanzia e sgretolarsi, a poco a poco, il mito dell’Ovest. Un romanzo travolgente sui nostri tempi che ha dato voce alla generazione dell’Europa unita – anche quella che ne è stata travolta –, alla gioventù che affiora potente e ricca di sfumature. Un lavoro superbo, compassionevole, ma con una leggerezza meravigliosamente matura della narrazione e una straordinaria capacità di gestire emozioni, atmosfere e memoria.

Clemens Meyer è nato a Halle nel 1977 e vive a Lipsia. Il suo primo romanzo, Als wir traumten (Eravamo dei grandissimi, 2006) è ormai un libro cult. Nel 2015 ne è stato tratto l’omonimo film di Andreas Dresen presentato alla 65a Berlinale. Sono seguiti Die Nacht, die Lichter. Stories (2008), che gli è valso il premio della Leipziger Buchmesse, Gewalten. Ein Tagebuch (2010) e il monumentale Im Stein (2013), finalista al Deutscher Buchpreis. Nel 2015 Clemens. Meyer ha tenuto le prestigiose Frankfurter Poetikvorlesungen, pubblicate nel 2016 con il titolo Der Untergang der Akschn GmbH. Questa è la sua prima traduzione italiana. Clemens Meyer ha ottenuto numerosi premi letterari.
PREMIO GREGOR VON REZZORI
per la miglior traduzione di un’opera di narrativa straniera

ANNA D’ELIA per Terminus radioso di Antoine Volodine, 66thand2nd.  Nata a Milano,Anna D’Elia vive e lavora a Roma. Dopo studi di Letteratura comparata condotti tra Italia e Francia, ha lavorato per oltre dieci anni nel campo dell’editoria universitaria che ha poi lasciato nel 2001 per dedicarsi esclusivamente alla traduzione letteraria dal francese. Da vent’anni collabora con numerose case editrici italiane tra cui Bompiani, Rizzoli, Fazi, La Nuova Italia Scientifica, Carocci, Sossella, e ultimamente con 66thand2nd. Ha tradotto testi di Jean Hatzfeld, Eric Reinhardt, Antoine Volodine, Serge Halimi, e tra i classici, Antoine de Saint-Exupéry e Honoré de Balzac. Negli ultimi dodici anni si è dedicata alla traduzione e all’adattamento per le scene italiane di testi di drammaturghi francesi contemporanei, tra cui Philippe Minyana, Pierre Notte, Jean-Marie Besset, Eugène Durif, Rémy Devos, Guillaume Gallienne, Fabrice Melquiot, Xavier Duranger. Nel 2011 è stata nominata Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres de la République française per la sua attività di traduttrice letteraria.

ANTOINE VOLODINE Terminus radioso, 66thand2nd
In una Russia post-apocalittica, devastata dalle esplosioni nucleari, due uomini e una donna fuggono dopo il crollo dell’Orbisa, ultimo baluardo della Seconda Unione Sovietica, e si avventurano in una steppa contaminata, dominata da una natura selvaggia e mutante. È un regno sterminato, popolato di soldati-fantasma e morti viventi, e costellato di villaggi deserti e centrali nucleari implose, fatta eccezione per Terminal radioso, dove la vita continua a scorrere intorno a una pila atomica sprofondata nel terreno. Lì Mamma Udgul, a cui le radiazioni hanno regalato una sorta di immortalità, gestisce le operazioni di smaltimento dei materiali radioattivi, e Soloviei, presidente del kolchoz, guida con i suoi poteri sovrannaturali i pochi superstiti in un’atmosfera di sogno che ha i contorni dell’incubo. In questo universo singolare e violento, surreale e visionario, il tempo diventa relativo, e i confini tra vita e morte sfumano in un eterno tormento.

Scrittore e traduttore francese di origine russa, Antoine Volodine ha pubblicato una quarantina di opere con vari pseudonimi. Con Terminal radioso si aggiudicato il Prix Medicis 2104.