
PITTI UOMO / 5. Oltre 1200 espositori e tanti eventi, in Fortezza da Basso e nel cuore di Firenze. I primi bilanci: meno buyers, ma grande dinamismo e voglia di superare le difficoltà
Venerdì 10 gennaio è l’ultimo giorno di Pitti Uomo edizione 2020, che presenta la moda maschile che verrà nell’autunno-invero 2020-2021. “Siamo molto soddisfatti di come stiano andando gli affari in Fortezza – dice Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine – e anche in città, con gli eventi e le tante presentazioni, c’è tanta energia. Il merito va anzitutto allo straordinario lavoro degli oltre 1.200 espositori, che ancora una volta hanno portato a Firenze i frutti della loro costante ricerca su materiali e tecniche manifatturiere e di una sapiente innovazione stilistica, oltre a più raffinate strategie di comunicazione e promozione. Un merito che va diviso con i nostri curatori marketing, che hanno scoperto tanti brand nuovi e interessanti in tutto il mondo e hanno costruito per questa edizione di Pitti Immagine Uomo un’offerta ampia diversificata e per molti versi inedita, molto apprezzata dai compratori. I migliori – le boutique più influenti, i grandi department stores, le piattaforme e.commerce di fascia alta – ci sono tutti: la loro capacità di spesa è in continuo aumento, considerati per esempio i fenomeni di concentrazione che si stanno verificando nel retail internazionale. Detto questo, in termini di presenze siamo allineati con i risultati delle ultime stagioni, che vedono ai primi posti i compratori da Germania, Giappone, Regno Unito, Spagna, Francia, seguiti da Stati Uniti, Corea, Russia, Cina e gli altri principali mercati europei. D’altra parte i numeri nudi e crudi di presenze ci dicono ormai poco o niente sulla reale consistenza di un salone globale come Pitti Uomo, quando, come ha ricordato il presidente Marenzi all’inaugurazione, pochi buyers scelti fanno volumi di ordini paragonabili a quelli che fino a qualche anno potevano sostenere centinaia di piccoli negozi. Questa è di gran lunga la cosa più importante per i brand che espongono”.
“Per quanto riguarda i buyers, c’è stato un calo di circa il 10% delle presenze totali rispetto al gennaio 2019, ma è un calo fisiologico e atteso, dove – ha spiegato Poletto – pesa soprattutto il risultato degli italiani, nessuna sorpresa. Si parla di circa 21.400 veri compratori, di cui più di 8.300 esteri, dimensioni che solo Pitti Uomo può vantare a livello mondiale. D’altra parte se la crescita delle economie sviluppate è debole, se anche la Cina e la Germania rallentano, se i consumi europei e soprattutto italiani sono stazionari, se le tensioni sociali aumentano e lo scenario geopolitico globale è in forte ebollizione, come possiamo pensare che tutto ciò non si traduca in una maggiore prudenza da parte dei compratori?”.
“Soprattutto c’è una grande voglia di superare le difficoltà e le chiusure che sembrano caratterizzare questa fase delle relazioni internazionali e le tensioni sociali presenti in non pochi importanti paesi – aggiunge Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine. Pitti Uomo non è soltanto un salone commerciale di successo per la moda e il lifestyle maschile di successo, è un sismografo delle tendenze sociali culturali, che poi si riflettono sui comportamenti di consumo e di comunicazione. Ciò fa sì che le nostre responsabilità in termini di comunicazione ed eventi siano ancora maggiori, poiché la comunità internazionale della moda si aspetta che da qui partano non solo prodotti di moda, ma anche nuove sensibilità, impulsi culturali e di costume. In questo il prestigio e la fama di Firenze aiutano molto: per esempio non è affatto marginale che una solida campagna per la sostenibilità, dove il sistema moda italiano gioca un ruolo centrale e avanzato, trovi in questa città riferimenti ineguagliabili di una cultura altissima costruita sui principi dell’equilibrio e dell’armonia tra uomo, società e natura”.