Ongaro racconta il grande Cohen appena scomparso
Nel giorno – l’11 novembre 2016 – in cui il grande Leonard Cohen è morto a 82 anni, è uscito in tutti gli store digitali, piattaforme streaming e nei negozi di dischi ”Voce”, nono album del cantautore veronese Marco Ongaro (etichetta D’autore / Azzurra Music). Un album che contiene undici brani inediti eseguiti al pianoforte ed alla chitarra acustica tra cui “Alleluia”, traduzione italiana del celeberrimo brano di Leonard Cohen. “Nella mia carriera ho fatto molte traduzioni di Cohen (nella foto la copertina di un disco) e ho dedicato molte energie per divulgare i suoi testi. Non posso che essere profondamente addolorato per la sua scomparsa, un maestro di sensibilità e ironia. Ma la grandezza di un poeta è immortale: salutiamo il suo passaggio a un’altra dimensione e diamogli il benvenuto in quella pura della poesia” ha detto Ongaro subito dopo aver appreso la notizia della scomparsa del grande artista.
Il nuovo album di inediti arriva a sei anni di distanza dal pluripremiato “Canzoni per adulti” e descrive un nuovo lato del cantautore, più intimista ed introspettivo grazie agli arrangiamenti unicamente di pianoforte e chitarra acustica. “Quando il produttore Gandalf Boschini mi propose di incidere questo album – afferma Ongaro – pensavo che registrare un disco di canzoni eseguite in diretta, da me solo, come se andassi a cantare con la mia chitarra in un locale dove c’era pure un pianoforte verticale fosse un’impresa anacronistica. Questo è il bello di avere un produttore: lui ha un’idea sul da farsi, un progetto. Tu ci metti le canzoni e ti affidi. Il fatalismo è forse l’unico modo di sconfiggere la tirannia del caso”.
Negli undici brani del disco anche la firma di Vittorio De Scalzi, coautore nel brano “Costi quel che costi” (apprezzato anche da Giorgio Napolitano), e molteplici ispirazioni (la poesia di Ghiannis Ritsos nella title track, un’idea del francese Allain Leprest in “Bionda”), aneddoti (“C’era un ragazzo ora non c’è” proposta a Gianni Morandi), curiosità (il verso mancante della toccante ballata d’amore “Essi vivono”) e molti altri spunti che, sorretti da pianoforte, chitarra, armonica e voce, mettono a nudo un artista, outsider riconosciuto nel panorama canoro d’autore, noto per la raffinata spregiudicatezza dei testi e per la versatilità degli spunti creativi. Tra poesia e narrazione, l’indomabilità della bellezza e la crudeltà del tempo, la relatività dell’amore e la futilità del viaggio, la passionalità autodistruttiva e la compulsione amorosa, l’impegno civile, la perorazione ironica e la riflessione spirituale si muove Marco Ongaro, molto più di un semplice cantautore.