Il “Nabucco” al Teatro Goldoni di Livorno. Il pubblico applaude Dimitra Theodossiou nel ruolo di Abigaille. Bis per “Va’ pensiero” (con fotogallery)
di ELISABETTA ARRIGHI
Ogni spettacolo è una festa e l’inizio della stagione, sia essa di prosa, di musica o di lirica, è una festa ancora più grande. Come è accaduto la sera del 24 novembre 2017 al Teatro Goldoni di Livorno dove il “Nabucco” – in un allestimento molto “di tradizione”, molto corale e partecipato dagli interpreti – è tornato in palcoscenico dopo 129 anni (anche se in città mancava dal dicembre 2001, quando fu uno dei titoli in cartellone alla Gran Guardia che per anni, durante la ristrutturazione dello storico Goldoni, ospitò prosa, lirica e concerti di musica classica).
Un’edizione dell’opera di Giuseppe Verdi (una delle composizioni “patriottiche”) che ha visto spiccare l’interpretazione di Dimitra Theodossiou, soprano, nel ruolo di Abigaille, che ha ricevuto prolungati applausi a scena aperta, entusiasmando il pubblico (numeroso) presente al Goldoni (nella foto sopra il titolo, ph. Augusto Bizzi) ). Bene anche Laura Brioli, mezzosoprano, che ha vestito i panni di Fenena. Interessante la voce del basso georgiano George Andguladze, nel ruolo di Zaccaria.
LA SERATA AL GOLDONI
Con le arcate illuminate (foto in basso a destra), il bel foyer brulicante di appassionati e non solo (presenti il direttore generale Marco Leone e il direttore artistico per la lirica Alberto Paloscia), l’ingresso al Teatro Goldoni – nelle serate in cui va in scena la lirica (e in special modo le serate inaugurali) – è sempre molto piacevole.
Ed emozionante è l’ingresso in sala, dominata dal rosso dell’immenso sipario e delle poltrone, dai fregi dorati, dalle appliques in vetro, dal soffitto che si può aprire per far vedere il cielo. All’inizio, attorno alle 20, sono solo poche persone che cominciano a prendere posto in platea e nei palchi (inizio alle ore 20.30), accompagnate dagli accordi che arrivano dalla “buca” dell’orchestra. Ottoni, archi e il suono delicato e possente al tempo stesso dell’arpa. La bellezza del teatro è tangibile ed è immediata l’immersione, almeno virtuale, nel belcanto.
Il “Nabucco”, il cui debutto assoluto fu nel 1842, il 9 marzo, al Teatro alla Scala di Milano, è considerato il primo vero capolavoro di Giuseppe Verdi e fu anche l’inizio di quella che viene denominata “produzione patriottica” composta, successivamente, da opere come “I lombardi alla prima crociata” (1843), “Ernani” (1844), “Attila” (1846), “La battaglia di Legnano” (1849), “I vespri siciliani” (1865). Opere che incarnavano gli “ardori indipendentistici del periodo risorgimentale”, anche se in “Nabucco” il focus principale della storia è sui drammatici personaggi di Nabucco (il re babilonese Nabucodonosor) e della presunta figlia Abigaille. Il filone delle opere “patriottiche” sfocerà poi nell’approdo al “realismo psicologico” dei capolavori della trilogia popolare che nasceranno tra il 1851 e il 1853″ ovvero “Rigoletto”, “Il trovatore” e “La traviata”.
Il libretto del “Nabucco” fu scritto da Temistocle Solera e il coro “Va’ pensiero” è certamente la pagina più conosciuta dell’opera. E proprio questo coro del popolo ebraico rappresenta il “cuore” patriottico risorgimentale: gli ebrei sottomessi dai babilonesi che combattono per la propria libertà. Come il Risorgimento combatteva per un’Italia unita e libera dal giogo straniero.
L’allestimento andato in scena a Livorno venerdì 24 novembre 2017 (replica domenica 26 novembre, ore 16.30) dal punto di vista scenografico ha subito dispiegato una affascinante ricchezza di colori e sfumature, con arredi essenziali ma significativi. Scene nel solco della tradizione del “Nabucco”, su cui ha puntato molto anche la regia di Matteo Anselmi, attore teatrale e di fiction televisive. Le scene sono firmate dalla Cooperativa Francesco Tamagno di Torino mentre i bellissimi costumi indossati da interpreti e comprimari fanno parte dell’immenso archivio del Maggio Musicale Fiorentino che li ha messi a disposizione nell’ambito del recente protocollo d’intesa “Opera nella Regione Toscana”, per la diffusione della lirica.
Per questa produzione del “Nabucco”, il Teatro Goldoni ha scritturato l’Orchestra Sinfonica Città di Grosseto (fondata nel 1994) mentre la direzione è stata affidata al maestro Marco Severi, musicista emiliano formatosi sotto l’egida del maestro Riccardo Muti, che ha condotto con mano ferma la partitura verdiana. Quando il “Nabucco”, dopo Milano, andò in scena a Parigi, al compositore di Busseto venne imputato l’abbondante utilizzo degli ottoni. Che nella rappresentazione livornese si sono effettivamente “sentiti” in maniera forte (gli esperti dicono che talvolta bisogna avere molta dimestichezza con l’ottima acustica del Goldoni per evitare il rischio di qualche sbavatura) mentre è sembrato di percepire una lieve carenza degli archi sotto il profilo numerico.
Ed eccola, Dimitra Theodossiou nei panni di Abigaille, che ha conquistato platea, palchi e loggione, fino ad un improvviso e spontaneo grido “brava” che si è levato dai palchi di destra a sipario aperto. Un ritorno del soprano greco molto gradito: a Livorno, del resto, approdò una prima volta nel 1999 per interpretare Liù in “Turandot” in scena alla Gran Guardia. Successivamente il pubblico ha potuto ascoltare Theodossiou nel 2002 in “L’amico Fritz” e poi in “Norma” nel 2006. Phisique du rôle e grande esperienza, per una voce potente che ha animato la figura di Abigaille con grande passione, partecipazione ed emozione.
Molto attesa la prova di Laura Brioli, mezzosoprano romagnolo ma da molti anni livornese di adozione. A suo agio nel ruolo di Fenena, con una bella vocalità molto apprezzata dal pubblico che l’ha ripagata con calorosi applausi.
Nel ruolo si Anna si è visto invece il mezzosoprano livornese Valeria Filippi, che ha già cantato in vari teatri della Toscana, ma che con questo “Nabucco” ha debuttato davanti al pubblico di casa.
Il ruolo del protagonista, cioè Nabucco, è affidato al baritono Mauro Bonfanti al suo esordio nella parte (sarà di nuovo al Goldoni a inizio 2018 nella “Pia de’ Tolomei” di Donizetti già andata in scena al Teatro Verdi di Pisa); Ismaele è stato interpretato da Giuseppe Raimondo, Abdallo da Federico Bulletti e il gran sacerdote di Belo da Alessandro Ceccarini. Tutti cantanti che hanno seguito i percorsi formativi di Opera Studio.
Voce interessante, infine, quella di George Andguladze, basso georgiano al suo debutto nel ruolo di Zaccaria. Andguladze è un cantante in ascesa, sia in Italia che all’estero, ed ha ben tenuto la parte. Fra l’altro negli ultimi anni il basso si è cimentato proprio in grandi ruoli verdiani.
Ed arriviamo, facendo un passo indietro, al coro “Va’ pensiero” che caratterizza la terza parte dell’opera. Nelle grandi produzioni questo sontuoso coro del “Nabucco” è formato da un elevato numero di coristi, mentre in questo allestimento – Coro Lirico Livornese diretto dal maestro Flavio Fiorini – si è presentato molto sfoltito. Una circostanza che ha reso un po’ gracile la performance, che però, come sempre, ha provocato grande emozione fra gli spettatori. Con richiesta di bis, accordato. Bella l’atmosfera notturna della scenografia con una grande Luna. Partendo dalle sonorità lievi che vanno poi a scuotersi in crescendo con il vigore del verso “… arpa d’or dei fatidici vati…” fino al finale “… Traggi un suono di cupo lamento / O t’ispiri il Signore un concento / che ne infonda al potere virtù”.
Nella replica di domenica 26 novembre, questa produzione del “Nabucco” manderà in scena lo stesso cast della prima rappresentazione.
A seguire una carrellata di immagini della serata inaugurale della stagione lirica 2017/2018 al Teatro Goldoni di Livorno.