Museo Stibbert, dopo il restauro riapre la sezione giapponese. E c’è anche la mostra “Robot Fever”, fra giocattoli, fumetti e cartoon
Riaprono completamente restaurate le Sale Giapponesi del Museo Stibbert. Nell’occasione viene inaugurata anche la mostra “Robot Fever. Il Samurai nell’era dei Chogokin”. L’appuntamento per il taglio ufficiale del nastro è per mercoledì 12 aprile 2017 alle ore 18. Apertura al pubblico dal giorno 14 aprile.
Realizzate da Stibbert tra il 1889 e il 1890 con la collaborazione di Gaetano Bianchi e Cesare Fortini, le Sale Giapponesi riuniscono la collezione di armi e armature, oltre a molti oggetti decorativi, provenienti dal paese del Sol Levante. L’allestimento originario fu in parte modificato nei primi decenni del secolo scorso da Alfredo Lensi, il primo direttore del museo, e da allora questi ambienti non erano mai stati oggetto di un restauro. Il Museo Stibbert quindi, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze che si è fatta promotrice di questa importante opera di ripristino coinvolgendo anche altri sponsor, a partire dal 14 aprile 2017 riaprirà la sezione dell’armeria giapponese completamente rinnovata sia per quanto riguarda gli ambienti e le loro decorazioni che le straordinarie armature dei samurai. Per celebrare questo importante momento, sarà inaugurata la mostra “Robot Fever: il Samurai nell’era dei Chogokin” che espone parte degli oggetti più rari e inconsueti raccolti da Stibbert per allestire la sezione giapponese del suo Museo mettendoli a confronto con i moderni robot ideati dai maggiori designers di giocattoli orientali ed americani.
La mostra si configura così come un curioso viaggio nella storia di mondi lontani rivissuti sia attraverso le fantastiche storie partorite dalla fervida fantasia dagli scrittori e dei fumettisti novecenteschi, sia attraverso le opere radunate da un intelligente collezionista, quale fu Frederick Stibbert, che seppe dare forma alle appassionanti leggende legate al mondo cavalleresco europeo e a quello dei samurai giapponesi.
LA SEZIONE GIAPPONESE. La Sezione Giapponese del Museo Stibbert nasce sulla scia dei due grandi interessi di Frederick Stibbert: la storia delle armi e la storia del costume, interessi che hanno permesso di formare una delle più straordinarie collezioni esistenti al mondo. E’ la prima grande collezione monotematica che nasce in Italia, intorno al 1870, ed una delle prime al mondo al di fuori del Giappone.
Frederick Stibbert fu folgorato dall’arte giapponese, vista per la prima volta approfonditamente durante l’Esposizione Universale di Parigi nel 1867. Partendo da un piccolissimo nucleo di opere acquistate subito dopo l’esposizione parigina, Stibbert, per comporre l’attuale collezione giapponese, si impegnò sistematicamente fino a pochi mesi prima della sua morte, acquistando opere in Inghilterra, Francia, Italia, o direttamente in Giappone, tramite agenti di fiducia. Il risultato fu uno straordinario insieme di armi ed armature, else e corredi di spada, oggetti d’arredo, rotoli dipinti, tessuti e costumi, la maggior parte dei quali di grande valore artistico e storico. La cosa straordinaria è che, pur non essendo mai andato in Giappone, Stibbert fu capace di trasmettere emotivamente attraverso le opere acquisite le sensazioni tipiche di quella terra, grazie alla sua sensibilità e al suo gusto romantico.
LA COLLEZIONE. È distribuita in quattro sale al primo piano, ed è composta da circa 1800 numeri d’inventario. Il nucleo principale è costituito da armi bianche, da fornimenti di sciabola, da armature ed elmi; segue un piccolo ma significativo numero di armi da fuoco e una collezione di archi, frecce, e faretre di varia tipologia. Lacche, suppellettili, mobili, porcellane, stampe, rotoli e costumi completano la raccolta. Quasi tutti gli oggetti sono rappresentativi del periodo compreso tra la seconda metà del XVI e la seconda metà del XIX secolo, periodo in cui il Giappone fu governato dalla classe militare dei samurai; non mancano però alcuni oggetti anche più antichi, databili agli inizi del XVI secolo, e alla seconda metà del XIV secolo. Tali ambienti, che non erano stati oggetto finora di alcun intervento conservativo, ultimamente avevano subito, gravi danni a causa delle infiltrazioni d’acqua provenienti dal tetto. Le decorazioni in stile neogotico delle pareti e dei soffitti delle due sale principali erano state parzialmente danneggiate e così anche le vetrine che furono allestite, intorno agli anni trenta del secolo scorso. Gli interventi di restauro, finanziati dalla Fondazione Ente Cassa di Risparmio, hanno riportato al loro originario aspetto tutti gli ornati che fanno da scenografico sfondo alle armature dei samurai, le vetrine e gli arredi secondo lo spettacolare gusto tipico di Frederick Stibbert.
ROBOT FEVER: IL SAMURAI NELL’ERA DEI CHOGOKIN. La mostra (nella foto sopra il titolo) – dal 14 aprile al 10 settembre 2017 – indaga tutta una tipologia di inedite opere frutto della rinata industria del giocattolo novecentesco ripercorrendo la storia e l’evoluzione del giocattolo nipponico a partire dal successo interno fino all’esplosione del fenomeno a livello internazionale. In Giappone, negli anni ’70, si inventano fumetti e film d’animazione che vedono protagonisti super robot chiamati a proteggere la patria da tutta una serie di minacce aliene. Le fattezze e i valori che questi nuovi eroi manifestano sono ricalcati su quelli tradizionalmente associati agli antichi guerrieri samurai che, dopo un periodo di eclissi nell’immediato dopoguerra, ritrovano il favore del grande pubblico. Il design dei modernissimi guerrieri attinge a piene mani al campionario stilistico fornito dalle armi e dalle armature dei samurai, così come i principi e i valori morali degli antichi combattenti giapponesi sono ora fatti propri dai moderni super eroi. L’esposizione è dunque imperniata sul confronto tra i vari elementi che costituiscono le armature dei samurai conservati nella collezione giapponese del Museo Stibbert e l’interpretazione datane dai designer maggiormente influenzati dal loro gusto estetico. Ripercorre le tappe salienti dell’evoluzione stilistica dei robot a partire dagli anni ’50 fino ai giorni nostri. Negli anni ’70, in Giappone nascono, nei fumetti prima e nei cartoni animati poi, i primi super robot. Il loro successo è immediato e i giocattoli prodotti con le fattezze dei nuovi coraggiosi combattenti vanno a ruba. I produttori li lanciano sul mercato con la notizia che sono prodotti nella fantastica lega con cui erano realizzati i robot nei fumetti: il mitico chogokin che riportava alla mente i leggendari acciai giapponesi utilizzati per costruire le armi indistruttibili dei samurai. Inizia così l’era dei chogokin.
La mostra è stata resa possibile grazie alla passione di intelligenti collezionisti che, in linea con lo spirito che aveva animato Frederick Stibbert nella creazione del suo museo, hanno radunato nelle loro raccolte oggetti, quali appunto i robot, altrimenti destinati ad essere dispersi. Sarà così assolutamente divertente ed istruttivo per il pubblico di collezionisti e appassionati del settore che visiteranno il museo e le nuove sale giapponesi, ricercare nei vari personaggi raffigurati nei robot gli elementi decorativi tratti dalla tradizione delle armature europee e giapponesi.
Mostra Robot Fever. Il Samurai nell’era dei Chogokin, (14 aprile – 10 settembre 2017).