Livorno vuole riscoprire Francesco Cangiullo, artista futurista. Un omaggio a 40 anni dalla morte e una mostra in preparazione
Siamo nel cuore del quartiere S. Jacopo. Il lungomare è a due passi. Da una parte c’è l’Hotel Palazzo mentre verso l’orizzonte si protendono i solarium e i moletti dei Bagni Pancaldi. La piazzetta è intitolata a Giuseppe Emanuele Modigliani, senatore socialista, antifascista, fratello di Amedeo. Al centro c’è una fontana con il Nettuno. E’ una scenografia della Livorno ottocentesca e dei primi del Novecento, quando – grazie alle acque del Corallo e ad altri ‘divertimenti’ – era considerata la ‘Montecatini al mare’, una località ricercatissima per la villeggiatura delle famiglie abbienti. Sulla facciata di un edificio un po’ in disparte c’è una targa, che ricorda Francesco Cangiullo, scrittore, poeta e pittore, nato a Napoli nel 1884 e morto a Livorno il 22 luglio del 1977. Una personalità poliedrica sconosciuta a molti: Cangiullo fu tra gli estensori di manifesti futuristi e del Futurismo fu un esponente importante.
Nel 40mo anniversario della scomparsa, dopo aver ripulito il marmo della lapide (apposta anni fa dall’amministrazione civica), è stato reso omaggio all’artista. L’assessore alla Cultura di Livorno, Francesco Belais, ha deposto un mazzo di fiori (nella foto sopra il titolo la cerimonia per Cangiullo: da sinistra Simona Del Cittadino, l’assessore Francesco Belais, Renzo Frassinelli e Laura Belforte) ed ha ricordato Cangiullo sia in prima persona sia attraverso gli interventi di chi conobbe il Cangiullo “livornese” al quale – ha annunciato l’esponente della giunta – a fine estate/inizio autunno 2017 sarà dedicata una mostra a Villa Fabbricotti, sede della Biblioteca Labronica. Ci saranno documenti ed opere di Cangiullo, un modo per ricordare, ma soprattutto ri-scoprire e far conoscere un artista che scelse di vivere a Livorno gli ultimi anni della sua vita perché la città, con il suo mare, gli ricordava la natìa Napoli.
La lapide livornese dedicata a Cangiullo è apposta sull’edificio nel quale abitava una signora, Mena, che insieme alla sua famiglia accolse Cangiullo il quale morì proprio in quella abitazione. Ad aprire il cassetto dei ricordi il figlio di Mena, Renzo Frassinelli che ha rammentato quando Cangiullo, con la sua prosa futurista, gli dette una mano a fare un tema e il professore lo ricompensò con un 3 – meno meno. Poi l’intervento di Simona Del Cittadino, regista e attrice, che conobbe Cangiullo il quale, per il Centro artistico Il Grattacielo fondato da Padre Davanzati, scrisse anche un testo – “La cura delle rose” – che fu rappresentato in palcoscenico. E infine la testimonianza di Laura Belforte: l’artista napoletano era infatti diventato amico di Paolo Belforte, editore e libraio livornese di grande tradizione. (e.a.)
2 comments
Complimenti per la bella iniziativa
posseggo un’opera del maestro Cangiullo raffigurante il monumento dei quattro Mori.Vi puo’ interessare per la programmata mostra?Bardi mario
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