La bella estate, appuntamento con i libri a Castelnuovo Garfagnana dal 5 luglio al 19 agosto. Inaugurazione con Paolo Hendel e “La giovinezza sopravvalutata”. Il programma completo
A Castelnuovo Garfagnana, nella ex pista di pattinaggio, dal 5 luglio al 19 agosto 2019 torna LA BELLA ESTATE, incontri di letteratura, arte e politica a cura di Alba Donati. Poetessa e presidente del Gabinetto Vieusseux, fiorentina di adozione ma con il cuore in Garfagnana, luogo in cui è nata e che frequenta assiduamente, racconta così questo nuovo appuntamento estivo: “Leggere fa bene e qui sono in molti a saperlo. Leggere vuol dire non dimenticare, ma anche sognare, stare tra la storia e l’utopia. A Castelnuovo si è creata una comunità di lettori e questo mi rende felice”.
La rassegna, voluta dal Comune di Castelnuovo, giunge quest’anno alla terza edizione. “LA BELLA ESTATE – dichiara il Sindaco Andrea Tagliasacchi – è una rassegna attesa da centinaia di persone e ha ormai un rilievo nazionale che valorizza il nostro territorio e la propensione alla lettura dei suoi abitanti”.
Sette i protagonisti di questo nuovo e importante programma (nella foto sopra il titolo in alto a sinistra Paolo Hendel, poi in senso orario Benedetta Tobagi, Marco Malvaldi, Maurizio Maggiani e Michela Marzano).
Paolo Hendel con “La giovinezza è sopravvalutata” (Rizzoli) un divertente libro su come invecchiare senza andare nel panico. Hendel con l’aiuto di Marco Vicari, autore televisivo e teatrale, e con la supervisione della geriatra Maria Chiara Cavallini, ha sentito l’esigenza di approfondire tutti gli aspetti di questa fase della vita: ne è nato un libro che alterna ricordi, note di saggezza e consigli pratici (5 luglio).
Benedetta Tobagi con “Piazza Fontana. Il processo impossibile” (Einaudi) sarà in dialogo con Laura Montanari per il racconto rigoroso e appassionante del grande processo sulla strage di piazza Fontana: una riflessione esemplare sui rapporti tra giustizia e politica (12 luglio).
Michela Marzano con “Idda” (Einaudi) sarà invece in dialogo con Chiara Dino per raccontare questo appassionato romanzo sull’identità, la memoria, la potenza carsica delle relazioni (19 luglio).
Marco Malvaldi sarà in conversazione con Geraldina Fiechter per parlare del suo nuovo romanzo “Vento in scatola” (Sellerio): questo libro nasce dall’incontro, durante un corso di scrittura tenuto nel carcere di Pisa, tra Marco Malvaldi e Glay Ghammouri, un ex militare tunisino dalla carriera stroncata in patria per motivi politici e oggi detenuto in Italia a causa di un grave delitto (26 luglio).
- Gli appuntamenti proseguono ad agosto con: Maurizio Maggiani e il suo “L’amore” (Feltrinelli), un grande romanzo che racconta i nostri ultimi settant’anni e riesce a raccontare la grande magia dell’amore (1 agosto); Antonio Padellaro (foto sopra a sinistra) sarà in conversazione con Piero Ceccatelli e Andrea Tagliasacchi per parlare (9 agosto) del suo “Il gesto di Almirante e Berlinguer” (Paperfest) e il 19 agosto Vittorio Sgarbi (foto sopra a destra) con Il Novecento. Da Lucio Fontana a Piero Guccione (La nave di Teseo).
Tutti gli incontri sono a ingresso gratuito con orario 20.45 (a parte quello di Vittorio Sgarbi del 19 agosto che sarà alle ore 18.00)
LA BELLA ESTATE è realizzata con il sostegno di Comune di Castelnuovo di Garfagnana, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione Banca del Monte di Lucca, Idrotherm 2000, Fassa Bortolo.
SCHEDE DEI LIBRI E BIOGRAFIE
PAOLO HENDEL
LA GIOVINEZZA È SOPRAVVALUTATA. Il manifesto per una vecchiaia felice
Con il contributo scientifico della geriatra Maria Chiara Cavallini (Rizzoli)
Come invecchiare senza andare nel panico? Un famoso comico insegna a riderci su (e aggiunge i consigli di un medico). Scrive Hendel: “Tutto è iniziato il giorno in cui ho accompagnato mia madre a una visita da una nuova geriatra. In sala d’attesa la mamma si fa portare in bagno dalla badante. Un attimo dopo la geriatra apre la porta del suo studio, mi vede e mi fa: «Prego, s’accomodi…». Sto per dirle: “Guardi, c’è un equivoco. Sono qui per mia madre…” sennonché realizzo che i miei amici e i miei compagni di scuola è da quel dì che non sono più da considerarsi dei giovanotti… “
Nella vita i pensieri più seri e profondi scaturiscono spesso da una sciocchezza. È accaduto anche a Paolo Hendel che, dopo questa buffa coincidenza, si è lasciato andare alla lunga riflessione sull’invecchiamento che ha ispirato questo libro. Una riflessione seria e profonda, oseremmo dire filosofica, e al tempo stesso ironica, lieve, a tratti esilarante, perché Hendel, di mestiere, ha sempre fatto ridere la gente. Paolo sostiene di essere arrivato a trent’anni senza aver combinato nulla di indimenticabile, per imparare solo nei decenni successivi a godersi le cose più belle e ritrovarsi ora, a più di sessanta, entusiasta ma prudente, non più schiavo delle tentazioni e insieme padre attempato più accanito alla PlayStation di sua figlia dodicenne. Ma invecchiare non vuol dire solo questo. Perciò, incuriosito dal tema, con l’aiuto di Marco Vicari, autore televisivo e teatrale, e con la supervisione della geriatra, Hendel ha sentito l’esigenza di approfondire tutti gli aspetti di questa fase della vita: dalla fatica nel lavoro (per come vanno le pensioni oggi, ormai nei cantieri i vecchietti guardano altri vecchietti all’opera!) agli esami clinici che non finiscono mai. Non si è fermato nemmeno di fronte ai temi più difficili come l’Alzheimer (quando il cervello manda in prescrizione le cazzate che hai fatto), la prostata, che purtroppo non è un cibo come la bottarga, o l’osteoporosi, spesso un regalo della menopausa. Ne è nato un libro che alterna ricordi, note di saggezza e consigli pratici (della geriatra), spaziando da Leopardi alle badanti, dai supernonni alle bufale in rete, dalle carceri al sesso. Tra lacrime e risate, un libro sul senso della vita.
Paolo Hendel (Firenze 1952), comico e attore, verso i trent’anni ha esordito in teatro con i suoi monologhi. In tv ha riscosso grande successo negli anni Novanta a Mai dire gol con il personaggio di Carcarlo Pravettoni. Ha recitato in diversi film, tra cui La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani, Speriamo che sia femmina di Monicelli e Il ciclone di Pieraccioni. Con Marco Vicari e Gioele Dix ha scritto la commedia Fuga da via Pigafetta, regia di Gioele Dix. Gira nei teatri italiani anche con un suo recital e con due reading, uno di Italo Calvino (Colui che leggerissimo era) e l’altro di Gianni Rodari (Buon viaggio gamberetto!).
Marco Vicari (Firenze, 1981), coautore di questo libro, scrive per la tv, il teatro e la radio. Lavora e ha lavorato con Gabriele Corsi, Gioele Dix, Paolo Hendel, Teresa Mannino, Saverio Raimondo e tanti altri. Ha firmato editoriali satirici per “Il Fatto Quotidiano”, “L’Unità”, “Mucchio Selvaggio”.
Maria Chiara Cavallini (Firenze, 1963) è medico geriatra. Lavora a Firenze presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi ed è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Firenze.
BENEDETTA TOBAGI
PIAZZA FONTANA. Il processo impossibile (Einaudi)
In un racconto serrato e documentatissimo, Benedetta Tobagi indaga la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) a partire dal primo processo sull’attentato, un processo-labirinto celebrato tra Milano, Roma e infine Catanzaro nell’arco di quasi vent’anni. Prima di essere affossato da assoluzioni generalizzate, esso porta alla luce una sconcertante trama di depistaggi e accerta le pesanti responsabilità dei terroristi neri e di alcuni ufficiali dei servizi segreti fino a trasformarsi in un processo simbolico allo Stato: una ricostruzione che si arricchisce e trova sostanziali conferme nei decenni successivi. Piazza Fontana sottopone il sistema della giustizia a una torsione estrema; è un incubo, ma insieme un risveglio. Se da un lato la tragedia dell’impunità alimenta un profondo sentimento di sfiducia, dall’altro comporta una dolorosa presa di consapevolezza che contribuisce alla maturazione di una coscienza critica in ampi settori del mondo giudiziario e tra i cittadini.
Benedetta Tobagi è nata a Milano nel 1977. Laureata in filosofia, Ph.D in storia presso l’Università di Bristol, continua a lavorare sulla storia dello stragismo con una borsa di ricerca all’Università di Pavia. È stata conduttrice radiofonica per la Rai e collabora con «la Repubblica». Dal 2012 al 2015 è stata membro del consiglio di amministrazione della Rai. Segue progetti didattici sulla storia del terrorismo con la Rete degli archivi per non dimenticare. Per Einaudi ha pubblicato Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre (2009 e 2011), Una stella incoronata di buio. Storia di una strage impunita (2013 e 2019) e Piazza Fontana. Il processo impossibile (2019).
MICHELA MARZANO
IDDA (Einaudi)
«La dottoressa ha detto che l’unica frase che non scompare mai è “ti amo”; quella che scelgono i suoi pazienti quando chiede loro di scrivere su un foglio la frase che preferiscono, anche se della propria esistenza non ricordano più nulla. È come se solo l’amore potesse ancora tenerli in vita».
Un appassionato romanzo sull’identità, la memoria, la potenza carsica delle relazioni. Michela Marzano ci consegna il ritratto indimenticabile di due donne che, pur appartenendo a mondi diversi e lontani, trovano inaspettatamente l’una nell’altra ciò che avevano perduto.
Alessandra è una biologa che insegna a Parigi, dove abita con Pierre. Da anni non va nel Salento, il luogo in cui è nata e che ha lasciato dopo un evento drammatico, perchè non riesce a fare i conti con le ombre della sua famiglia. Quando Annie, l’anziana madre di Pierre, è ricoverata in una clinica perché sta progressivamente perdendo la memoria, Alessandra è costretta a rimettere tutto in discussione. Chi siamo quando pezzi interi della nostra vita scivolano via? Che cosa resta di noi? Svuotando la casa della suocera, che deve essere messa in vendita, Alessandra entra nell’universo di questa stenodattilografa degli anni Quaranta, e pian piano ne ricostruisce la quotidianità, come fosse l’unico modo per sapere chi era, adesso che smarrendosi Annie sembra essere diventata un’altra.
Nel rapporto con lei, ogni giorno più intimo, Alessandra si sente dopo tanto tempo di nuovo figlia, e d’improvviso riaffiorano le parole dell’infanzia e i ricordi che aveva soffocato. È grazie a idda, ad Annie, che ora può affrontarli, tornando là dove tutto è cominciato. Bisogna attraversare le macerie, recuperare la propria storia, per scoprire che l’amore sopravvive all’oblio.
Michela Marzano (Roma, 1970) è professore ordinario di Filosofia morale all’Università Paris Descartes, editorialista de «la Repubblica» e autrice di numerosi libri tradotti in molte lingue. In Italia ha pubblicato, tra gli altri, Volevo essere una farfalla (2011), L’amore è tutto: tutto ciò che so dell’amore (Premio Bancarella 2014), Papà, mamma e gender (2015). Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato il romanzo L’amore che mi resta (2017).
MARCO MALVALDI GLAY GHAMMOURI
VENTO IN SCATOLA (Sellerio)
Una commedia da camera si potrebbe definire Vento in scatola, solo che in questo caso la camera, l’ambiente chiuso in cui tutto si svolge, è molto grande: un carcere. Le celle, i corridoi, «l’aria», le zone degli assistenti, la stanza del dirigente, i luoghi di punizione (non c’è in questo carcere la tremenda «cella liscia»): qui i detenuti interagiscono tra di loro e con i sorveglianti, cercano di stabilire gerarchie e simpatie, e di passare il tempo. Al centro di questa vicenda corale, che non ha niente di autobiografico pur avvalendosi di esperienze vissute, c’è un giovane che si forma cittadino: un tunisino, abile broker nel suo paese, in carcere per un reato che non ha commesso ma impunito per una truffa di cui è colpevole. Mentre trascorre normalmente la pena, gli capita una cosa che mette i brividi e lo costringe a una scelta.
Questo libro nasce dall’incontro, durante un corso di scrittura tenuto nel carcere di Pisa, tra Marco Malvaldi e Glay Ghammouri, un ex militare tunisino dalla carriera stroncata in patria per motivi politici e oggi detenuto in Italia a causa di un grave delitto. Mette assieme la sperimentata capacità di divertire mediante intrighi con la conoscenza interna minuziosa della situazione carceraria di chi ci vive. Ma non chiede commozione e pietà. Vuole soltanto mostrare l’interno di un carcere mettendo in scena la quotidianità, la sua giustizia e la sua ingiustizia («per essere autenticamente liberi occorre conoscere il carcere»). Ed è un libro rigenerante, di questi tempi in cui muri di odio si sollevano contro chiunque sia un diverso. Il suo senso è che, così come non si può tenere il vento in scatola, non si può imprigionare l’umanità che è in ciascuno di noi.
Marco Malvaldi (Pisa, 1974), di professione chimico, ha pubblicato con questa casa editrice la serie dei vecchietti del BarLume (La briscola in cinque, 2007; Il gioco delle tre carte, 2008; Il re dei giochi, 2010; La carta più alta, 2012; Il telefono senza fili, 2014; La battaglia navale, 2016, Sei casi al BarLume 2016, A bocce ferme, 2018), salutati da un grande successo di lettori. Ha pubblicato anche Odore di chiuso (2011, Premio Castiglioncello e Isola d’Elba-Raffaello Brignetti), giallo a sfondo storico, con il personaggio di Pellegrino Artusi, Milioni di milioni (2012), Argento vivo (2013), Buchi nella sabbia (2015), Negli occhi di chi guarda (2017) e, con Glay Ghammouri Vento in scatola (2019).
Glay Ghammouri (Gafsa, 1976), ex militare dell’esercito tunisino, è attualmente detenuto nelle carceri italiane.
MAURIZIO MAGGIANI
L’AMORE (Feltrinelli)
“È notte, ci sono due sposi.” Inizia così, dalla notte, il racconto della giornata di uno sposo, che in ventiquattr’ore ripercorre i suoi amori, tenendo però sempre fermo – come punto di partenza e di arrivo – l’ultimo, quello incontrato in età matura. È alla sua sposa che la sera racconta un “fatterello”, e a lei piace che quel fatterello riguardi uno dei suoi amori passati, la “delicata materia di ciò che è già stato”.
Quando si fa mattino, la sposa esce di casa per andare a insegnare e lui, rimasto solo – il suo mestiere è scrivere articoli di giornale e comprare minerale di zinco sui mercati mondiali –, non smette di ricordare e di chiedersi: “Dove ho imparato a dire ti amo?”. Mentre lavora, si occupa dell’orto, cucina, inforca la bicicletta, le ore della giornata scorrono, viene il pomeriggio e cala la sera, torna la notte, riemergono dal passato, con struggimento, con dolore, con dolcezza, la “Mari marina marosa figlia del pesciaiolo”, la Padoan con la sua coda di cavallo, la Patri e la luxemburghiana Chiaretta, i cui fatterelli tanto piacciono alla sposa, e poi Ida la Bislunga. È attraverso di loro che lo sposo ripercorre il suo lungo “allenamento a dire ti amo ti amo ti amo” in questa giornata che sembra qualunque, e si scopre invece particolare.
Quanto più scende nel dettaglio, tanto più Maurizio Maggiani riesce nel miracolo di raccontare l’amore universale, nei gesti, nelle parole, nelle abitudini, nei turbamenti, scrivendo un romanzo intimo, mentre sullo sfondo nondimeno passano, attraverso la musica, il lavoro, gli oggetti, i valori, i nostri ultimi cinquant’anni. Un romanzo cantabile come una canzone.
Maurizio Maggiani (Castelnuovo Magra, La Spezia, 1951) con Feltrinelli ha pubblicato: Vi ho già tutti sognato una volta (1990), Felice alla guerra (1992), màuri màuri (1989, e poi 1996), Il coraggio del pettirosso (1995; premi Viareggio Rèpaci e Campiello 1995), La regina disadorna (1998; premi Alassio e Stresa per la Narrativa 1999), È stata una vertigine (2002; premio letterario Scrivere per amore 2003), Il viaggiatore notturno (2005; premi Ernest Hemingway, Parco della Maiella e Strega), Mi sono perso a Genova. Una guida (2007), il cd con libro Storia della meraviglia. 12 canzoni e 3 monologhi (con Gian Piero Alloisio; 2008), Meccanica celeste (2010), I figli della Repubblica. Un’invettiva (2014), Il Romanzo della Nazione (2015; Premio Elsa Morante 2015; Premio Anthia 2016), La zecca e la rosa (2016), L’amore (2018) e, nella collana digitale Zoom, Zafferano (2011).
ANTONIO PADELLARO
IL GESTO DI ALMIRANTE E BERLINGUER (Paperfest)
È accaduto per davvero. Conosciamo i loro nomi. Giorgio Almirante. Enrico Berlinguer. Ora sappiamo che s’incontrarono per quattro o sei volte tra il 1978 e il 1979. Sappiamo che il luogo prescelto era una stanza, accanto alla commissione Lavoro, all’ultimo piano di Montecitorio. Sappiamo che si vedevano preferibilmente di venerdì pomeriggio, quando con i deputati ripartiti verso i collegi di appartenenza il palazzo era semideserto. Sappiamo che soltanto quattro uomini ne erano a conoscenza. Sappiamo che tre di essi sono morti. È rimasto un solo testimone: si chiama Massimo Magliaro. All’epoca era il portavoce di Almirante e il capo ufficio stampa dell’Msi. Almirante e Berlinguer avevano deciso di scambiarsi informazioni riservate, secondo Magliaro, sui “terroristi rossi e neri che tenevano l’Italia sotto una cappa di terrore e di sangue”. Ma i colloqui tra i due leader rappresentano anche un modo nobile di intendere la politica di cui oggi, nell’era dei social e dell’insulto mediatico, non rimane più traccia. E lo conferma lo stesso Magliaro: “Almirante mi confidò: ‘Quell’uomo è un avversario leale e corretto’”.
Antonio Padellaro ha cominciato nel 1968 il lavoro di giornalista all’Ansa e, dal 1971, per quasi vent’anni è stato al Corriere della Sera. Vicedirettore dell’Espresso, dal 2000 è stato condirettore e poi direttore dell’Unità. Nel 2009 ha partecipato alla fondazione del Fatto Quotidiano di cui è stato direttore fino al gennaio 2015. Tra i libri pubblicati: “Senza cuore”, autobiografia di una generazione al potere (Dalai editore, 2000) e “Io gioco pulito” (Dalai editore 2009). Per PaperFIRST ha dato alle stampe “Il Fatto Personale” (2016) e ha curato con Silvia Truzzi il volume “C’era una volta la sinistra” (2019).
VITTORIO SGARBI
IL NOVECENTO. Da Lucio Fontana a Piero Guccione (La nave di Teseo)
“I volumi del Tesoro d’Italia, e in particolare i due tomi dedicati al Novecento, sono fortemente carsici, pur dando conto di una storia dell’arte del Novecento che tutti conoscete. In questo secondo volume, come nel precedente, io indico molte vite eccitate dalla comunicazione, a fianco di artisti straordinari invece abbandonati e dimenticati. Non ho seguito ideologie, sentimenti, emozioni e passioni personali, ma ho cercato di garantire a ogni artista lo spazio che merita. La notorietà spesso non indica il valore e il mio compito è stato quello di far emergere in questo secolo così complesso, così breve e così ricco, una quantità di autori dimenticati, che rappresentano la parte più suggestiva di questo percorso. Vi esorto a leggere il mio Novecento come qualcosa che sarà per voi rivelazione di percorsi segreti, di sentieri interrotti e di meravigliosi artisti sconosciuti.” Dall’introduzione di Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi insegue la bellezza tra straordinarie scoperte e venerati maestri: tra gli altri, Sciltian, Ligabue, Balthus, Giacometti, Fonta- na e Burri, le installazioni provocatorie di De Dominicis, l’architettura e il design di Ponti, Rossi e Mendini, no alla poesia dell’assoluto di Cremonini, Ferroni, Gnoli e Guccione.
Vittorio Sgarbi è nato a Ferrara. Critico e storico dell’arte, ha curato mostre in Italia e all’estero, è autore di saggi e articoli. Nel 2011 ha diretto il Padiglione Italia per la 54a Biennale d’Arte di Venezia. Tra i suoi ultimi libri: L’Italia delle meraviglie. Una cartografia del cuore (2009), Viaggio sentimentale nell’Italia dei desideri (2010), Le meraviglie di Roma (2011), Piene di grazia (2011), L’arte è contemporanea (2012), Nel nome del figlio (2012), Il tesoro d’Italia (2013), Il punto di vista del cavallo. Caravaggio (2014), Gli anni delle meraviglie (2014), Dal cielo alla terra (2015).