Il Museo Novecento non si ferma. Prosegue il programma per il 2021 con mostre (Arturo Martini, Leoncillo, Jenny Saville), appuntamenti con l’architettura, giovani artisti e molto altro. Il programma
Il Museo Novecento Firenze non si ferma. Nonostante la pandemia, che non consente al momento di accogliere il pubblico, continua a lavorare per realizzare, nei limiti delle restrizioni, la programmazione prevista per il 2021.
Il direttore artistico Sergio Risaliti e il suo staff hanno deciso di presentare gli eventi in calendario per quest’anno, consapevoli delle variazioni che potranno subire, ma determinati nel dare un segnale importante di resistenza, perché i musei sono fondamentali per la crescita culturale di un paese.
“L’attività di un museo non si improvvisa dall’oggi al domani – afferma Risaliti – ma si prepara nell’arco di mesi e anni; ci sono impegni, scientifici e organizzativi, già avviati di cui dobbiamo tenere conto nonostante le grandi difficoltà di bilancio. Come nel 2020, anno complicatissimo in cui abbiamo portato comunque a compimento i progetti prefissati, dobbiamo fare tutto quanto è nelle nostre possibilità per compiere il lavoro avviato. L’autorevolezza di un’istituzione pubblica si riconosce anche da questa capacità di restare saldi nelle avversità ed essere pronti al momento dovuto. Oltre alla valorizzazione delle collezioni permanenti, è necessario investire sulla ricerca, sulla produzione di eventi e sulla formazione. Per questo abbiamo puntato tanto su mostre internazionali, quanto sui giovani artisti nell’ottica di un museo che non sia solo deposito d’arte o macchina spettacolare ma anche luogo di sperimentazione e di sostegno al talento creativo. In questo senso, aggiungo che dopo i risultati raggiunti in questi tre anni, il Museo Novecento di Firenze deve essere riconosciuto nella sua funzione pubblica con adeguati finanziamenti non solo dal Comune ma necessariamente anche da altre istituzioni pubbliche e private. Risultati che non vanno intesi in senso contabile, cioè per la quantità di biglietti staccati, ma sulla base dell’accresciuta sensibilità e sulla diffusione di una maggiore cognizione dei fatti e dei protagonisti dell’arte novecentesca e di quella attuale. Un servizio che valorizza artisti e ricerche anche ritenute marginali e meno note, senza l’ossessione di celebrare idoli o sottomettersi alle regole del populismo culturale ormai dilagante.”
“Nell’attesa di poter di nuovo riaprire presto i nostri luoghi di cultura – dichiara l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – siamo lieti di presentare la programmazione dei prossimi mesi al museo Novecento: un mix di ampio respiro che accanto ai nomi più conosciuti mette giovani di talento continuando nella sua missione di supporto e valorizzazione della nuova generazione di artisti contemporanei, anche assegnando loro spazi per produzione e mostre. Il museo si conferma così, per qualità e innovazione, snodo cruciale per l’arte contemporanea a Firenze e non solo, rafforzando la nostra convinzione che una nuova rinascita dopo mesi funestati dalla crisi sanitaria non può che arrivare dalla cultura e dall’educazione dei giovani”.
Ricordiamo che il Museo Novecento è stato riconosciuto a livello nazionale come il primo museo a inaugurare una nuova mostra all’inizio del 2021, con un omaggio allo scultore inglese Henry Moore, a quasi 50 anni dalla sua memorabile esposizione al Forte di Belvedere a Firenze: “Henry Moore. Il disegno dello scultore”, a cura di Sergio Risaliti e Sebastiano Barassi, organizzata in collaborazione con la Henry Moore Foundation (fino al 18 luglio), e “Henry Moore in Toscana”, a cura del solo Risaliti (fino al 30 maggio).
Il programma del Museo Novecento proseguirà con le mostre di artisti che hanno segnato la storia dell’arte moderna come Arturo Martini e Leoncillo. A settembre sarà la volta della personale di Jenny Saville, tra i maggiori esponenti del movimento Young British Artists (con opere in Casa Buonarroti, in Palazzo Vecchio e in altri luoghi della città). Le donne sono protagoniste delle mostre previste per la prossima primavera. Giulia Cenci, finalista al Maxxi Bvlgari Prize 2020, è stata invitata per il ciclo Duel, mentre la giovanissima Chiara Gambirasio realizzerà un intervento sulle pareti del loggiato interno al museo. La valorizzazione delle collezioni prosegue con il nuovo progetto étoile, riservato alle collezioni civiche. Sarà scelta un’opera tra quelle conservate nei depositi, un assolo che permetterà di concentrarsi, in questa prima occasione, su Titina Maselli, autrice di un ritratto ideale di Greta Garbo. Il progetto, a cura di Stefania Ricci e Sergio Risaliti, è realizzato in collaborazione con il Museo Salvatore Ferragamo. A seguire, un altro progetto del ciclo étoile sarà invece dedicato a Vinicio Berti, maestro dell’arte toscana del Novecento di cui ricorre il centenario della nascita e di cui il Museo Novecento conserva un importante fondo di opere, frutto della donazione della vedova dell’artista.
Si rinnova inoltre l’appuntamento con l’architettura. Il nuovo Paradigma. Il tavolo dell’architetto è dedicato a Gender Gap, a cura di Laura Andreini, una riflessione sul ruolo femminile nel mondo dell’architettura con la testimonianza di ben 20 architette, attive a livello internazionale. In autunno, gli spazi al piano terra del chiostro saranno invece occupati dal progetto dedicato al Monte Verità, Anarchia, danza e architettura, a cura di Chiara Gatti, Nicoletta Mongini e Sergio Risaliti dedicato alla colonia di artisti, anarchici, filosofi e pensatori, nata grazie al barone Eduard von der Heydt negli anni Venti ad Ascona.
Il Museo Novecento, nello spirito di collaborazione con altre istituzioni della città, organizzerà inoltre un doppio appuntamento con l’arte contemporanea internazionale nelle sale del Museo Stefano Bardini. Il 29 marzo inaugurerà la mostra di Ali Banisadr, artista iraniano residente negli Stati Uniti, conosciuto per i suoi preziosi dipinti che mescolano riferimenti a Bosch e al surrealismo. Banisadr è stato invitato a realizzare tre dipinti site-specific ispirati dalla lettura della Divina Commedia di Dante, per la Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, un evento speciale in occasione dei 700 anni dell’anniversario della morte del Sommo Poeta. In autunno, sempre al Museo Stefano Bardini, saranno presentate per la prima volta in un museo pubblico italiano, le opere della pittrice inglese Anj Smith.
Accanto al programma espositivo, il Museo Novecento porterà avanti il suo impegno nella didattica e nella formazione. In quest’ottica, verranno istituiti due atelier all’interno delle sale del museo, ciclicamente assegnati a giovani artisti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Firenze, partner di questo progetto. Alla fine del periodo di residenza, gli artisti saranno chiamati a realizzare una mostra all’interno dello spazio loro assegnato: il museo diventerà così centro di produzione, oltre che di diffusione, del talento creativo delle nuove generazioni locali.
Il museo annuncia anche la nascita della Scuola del Pensiero Interdisciplinare che, dai primi di maggio, proporrà dei laboratori volti ad affrontare questioni fondamentali del secolo scorso e della nostra epoca, prima fra tutte “La Rivolta”. Il Museo Novecento intende così porsi come punto di riferimento per un’indagine sulla nostra società e la storia del pensiero contemporaneo, mettendo in dialogo professionisti e discipline apparentemente anche molto diverse tra loro: dalla filosofia, alla letteratura, dall’economia all’antropologia, dalle scienze naturali alla psicoanalisi.
Nel 2021 prenderà vita, inoltre, il corso per curatori, annunciato da tempo, realizzato in collaborazione con l’Università di Firenze.
Altra grande novità sarà la pubblicazione di GONG, la rivista ufficiale del museo, che si propone di conciliare la dimensione accademica con quella più pragmatica e “militante”, al fine di superare gli steccati e di aprire il campo dell’editoria di settore a nuove possibilità della critica e della storia dell’arte.
Si preannunciano, infine, convenzioni e progetti con il Maggio Musicale Fiorentino e con la FAF- Fondazione Alinari per la Fotografia.
Museo Novecento
Piazza Santa Maria Novella 10
50123 Firenze
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MUSEO NOVECENTO
Programma 2021
Il programma del Museo Novecento per il 2021 si preannuncia ricco di eventi tra mostre, progetti di ricerca e formativi, atelier, pubblicazioni e uno spazio dedicato al dialogo interdisciplinare.
Si inizia lunedì 22 marzo 2021 con tre appuntamenti.
Il ciclo DUEL, che al piano terra vede presenti artisti internazionali, chiamati ad instaurare un duello dialettico con le opere della collezione permanente del museo, avrà come protagonista Giulia Cenci (Cortona, 1988). TALLONE DI FERRO, così il titolo della sua mostra, nasce e si sviluppa attorno al dialogo con una scultura in bronzo di Arturo Martini, Leone di Monterosso – Chimera (1933-35 ca.), rielaborazione in chiave moderna di un’immagine fantastica appartenente alla tradizione, nata dalla mente dei Greci e poi adottata dagli Etruschi e dai Romani, che tramandarono il mito di un essere terrificante ucciso da Bellerofonte, con il muso di leone, il corpo di capra e la coda di serpente. Cenci, dopo un’attenta riflessione sull’architettura e la storia del complesso delle Ex Leopoldine, realizza due opere site-specific, invadendo lo spazio con creature ‘mostruose’ nate dalle rovine di macchinari industriali e agricoli. L’artista crea una sorta di ‘paesaggio-anatomia’ che si dispiega lungo una complessa catena di montaggio, un assemblage tridimensionale di forme e strumenti abbandonati e fuori uso. Sono costruzioni metamorfiche in cui parti meccaniche evocano o si mescolano a dettagli anatomici, come in una sorta di Frankenstein o chimera. Due enormi bracci meccanici, composti da frammenti di pezzi agricoli e di automobili, ridefiniscono lo spazio, costringendo il visitatore a un percorso obbligato. L’installazione richiama alla mente conformazioni naturali e grandi scheletri di specie estinte, esseri primordiali o provenienti da un altrove biologico, generati da incroci e ibridazioni meticce tra natura e tecnologia. L’opera rivela anche una decisa critica al recente passato post-industriale, con il suo bagaglio di violenza e di carica distruttiva, evocata dai versi di Wystan Hugh Auden che recitano: “Nero fu il giorno in cui Diesel /concepì il suo truce motore che/ generò te, vile invenzione,/ più perversa, più criminale/ perfino della macchina fotografica,/ mostruosità metallica,/ afflizione e infezione della nostra Cultura,/ principale sciagura della nostra Comunità” (fino al 6 giugno 2021).
Étoile. Titina Maselli, Salvatore Ferragamo e il mito di Greta Garbo. La cappella e la saletta al secondo piano del Museo ospiteranno un nuovo progetto dal titolo Étoile, con approfondimenti dedicati ad alcune opere provenienti dalle Collezioni del Comune di Firenze. Il primo appuntamento, realizzato in collaborazione con il Museo Salvatore Ferragamo, a cura di Stefania Ricci e Sergio Risaliti, prende spunto dalla grande tela di Titina Maselli dedicata a Greta Garbo, opera donata dall’artista al Comune di Firenze in seguito all’appello lanciato da Carlo Ludovico Ragghianti all’indomani dell’alluvione del 1966. Come una grande foto in bianco e nero, il dipinto ci introduce nel mondo misterioso e magnetico di una delle più celebri stelle del cinema internazionale. Icona di stile e modello di una femminilità del tutto originale e fuori dagli schemi, Greta Garbo lega la propria immagine a quella di Salvatore Ferragamo, stilista amato dalle dive che con estrema accuratezza e passione ha saputo interpretare il gusto e la personalità della grande attrice di Hollywood. Per l’occasione, come all’interno di un piccolo scrigno, si presentano in dialogo, la tela di Titina Maselli con alcune calzature ideate da Salvatore Ferragamo per Greta Garbo (aperta sino al 4 luglio 2021).
Paradigma. Il tavolo dell’architetto, nel loggiato al piano terra del museo, inaugura GENDER GAP, a cura di Laura Andreini, una galleria allestita con i progetti e le maquettes di 20 architette internazionali: Carmen Andriani, Sandy Attia, Cristina Celestino, Izaskun Chinchilla, Maria Claudia Clemente, Isotta Cortesi, Liz Diller, Lina Ghothmeh, Carla Juaçaba, Fuesanta Nieto, Simona Ottieri, Carme Pigem, Guendalina Salimei, Marella Santangelo, Maria Alessandra Segantini, Benedetta Tagliabue, Monica Tricario, Patricia Viel, Paola Viganò e la stessa Laura Andreini. Una riflessione sulla figura professionale delle donne nel mondo dell’architettura, che porta all’attenzione del mondo fiorentino, così segnato dalle figure di grandi architetti di sesso maschile dal Trecento al Novecento. Come dichiarò Zaha Hadid nel 2004 “è molto, molto difficile per le donne distinguersi nel campo dell’architettura, ancora dominato dagli uomini”. In una delle sue ultime interviste Cini-Boeri affermava che quando iniziò a lavorare le donne laureate in architettura non erano neppure considerate architetto. E ancora oggi, molta strada deve essere fatta. “Al momento – dichiara Laura Andreini – la disparità di genere nel nostro settore, come in tutti, esiste, dobbiamo prenderne atto ed individuare strategie per superarla” (fino al 26 settembre 2021).
Ad aprile il Museo Novecento dedicherà ampio spazio al lavoro di artisti giovanissimi, diventando una sorta di palestra-laboratorio per la valorizzazione di nuovi talenti creativi.
Lunedì 12, Chiara Gambirasio (Bergamo,1996) presenterà il suo progetto site-specific ideato per il ciclo Ora et Labora, un intervento realizzato appositamente per il loggiato al primo piano del Museo. Formatasi presso l’Accademia di Brera a Milano, porta avanti una ricerca contrassegnata da grande rigore formale, chiarezza concettuale e intensa poesia; una ricerca che si dispiega in varie discipline ma che sottende quale minimo comune denominatore il principio essenzialmente pittorico di codifica della realtà attraverso il colore. Questa pratica viene da lei definita “Kenoscromìa”, ossia vibrazione cromatica nel/del vuoto. La sua attenzione si concentra su dei punti di colore che appaiono nella realtà come intrusi, che l’artista si propone di trasformare attraverso l’immagine in fulcri prospettici pluridimensionali (fino al 26 settembre 2021).
Atelier des Beaux-Arts. Sempre ad aprile, due sale al primo piano del Museo Novecento saranno trasformate in altrettanti atelier, in cui lavoreranno, per 6 mesi, due giovani artisti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Firenze, partner del progetto. Le opere prodotte durante questo periodo saranno esposte in una mostra finale, allestita negli stessi spazi occupati dai due giovani studenti.
In concomitanza, saranno annunciati i 4 vincitori di WONDERFUL!, premio a sostegno dell’arte italiana indirizzato ad artisti e collettivi under 40, selezionati tra oltre 290 progetti tra quelli che hanno partecipato al bando.
Estate nel segno del Novecento italiano.
Martedì 15 giugno 2021, il ciclo SOLO, dedicato ai protagonisti del Novecento, proporrà Arturo Marini e Firenze, a cura di Lucia Mannini e Stefania Rispoli con la collaborazione di Margherita Scheggi e Valentina Torrigiani. Un progetto che ricostruisce vicende e intrecci fondamentali nella evoluzione del linguaggio artistico dello scultore, svoltesi in ambiente fiorentino. Arturo Martini (Treviso 1889 – Milano 1947) è presente nella Raccolta Alberto Della Ragione con varie opere significative, come le grandi sculture La Pisana (1933 ca.), il Leone di Monterosso (1933-1935 ca.) e L’Attesa (1935 ca.), oltre a un nucleo di piccole terrecotte. Il legame tra Arturo Martini e Firenze si declina dunque nella presenza, e nel ritorno, di alcune sue opere fondamentali degli anni Trenta – un breve ma rilevante capitolo che attesta la dinamicità culturale della città in quel periodo – e infine anche nel rapporto con le fonti visive che i musei fiorentini avevano potuto offrirgli.
La mostra si colloca nell’ambito del progetto Dall’Aula al Museo, avviato nel 2019 con il professor Giorgio Bacci. Solo. Arturo Martini e Firenze è frutto di una collaborazione tra il Museo Novecento e il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze (aperta sino al 17 ottobre).
A seguire, alla metà di luglio, un nuovo appuntamento del ciclo Étoile sarà invece dedicato a Vinicio Berti, di cui ricorre il centenario della nascita e di cui il Museo Novecento conserva un importante fondo di opere, frutto della donazione della vedova dell’artista. All’esposizione di un dipinto rimasto a lungo nei depositi, pressoché sconosciuto dalla critica, si affiancheranno la realizzazione di un volume dedicato a tutte le opere della Raccolta e l’organizzazione di un convegno, volto ad approfondire la figura di questo importante, sebbene spesso trascurato, maestro dell’arte toscana del Novecento.
Settembre all’insegna di Jenny Saville.
Giovedì 16 settembre 2021
Dopo Henry Moore, di cui il Museo Novecento sta esponendo circa 150 opere tra disegni, incisioni e sculture, sarà la volta della personale dell’inglese Jenny Saville, tra le più apprezzate esponenti del movimento artistico britannico YBA (Young British Artists). La Saville si è affermata per essere una delle pittrici che più si è ispirata alle teorie femministe, infrangendo i ruoli storicamente assegnati alle donne nel mondo dell’arte. Fin dagli inizi i suoi studi hanno focalizzato il suo interesse sulle “imperfezioni” della carne, dettagli da cui è rimasta affascinata fin da bambina, quando vide per la prima volta i dipinti di Tiziano e Tintoretto in occasione di un viaggio in Italia. Tutta la sua recente produzione è incentrata sulle tematiche femminista e transessuale e sfida l’immagine stereotipata che abbiamo del corpo femminile e maschile. Celebri gli ultimi dipinti dedicati a un classico soggetto dell’arte rinascimentale: madre con figlio, ispirati ai gruppi con figure di Michelangelo e Leonardo. Ed è proprio con Michelangelo che la pittrice innescherà un dialogo a Casa Buonarroti, per un progetto artistico che si annuncia tra i più significativi dell’anno.
Al Museo Novecento sarà presente sia al piano terra che al primo piano, con una serie di dipinti e disegni. La mostra di Jenny Saville si estenderà anche nella Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio e in altre sedi, assecondando una linea curatoriale che ha sostenuto la necessità di una diffusione del linguaggio contemporaneo in altre sedi oltre le mura delle Ex-Leopoldine (fino al 13 febbraio 2022).
Autunno nel nome del Monte Verità e di Leoncillo.
Il 29 ottobre, aprirà la mostra dedicata al Monte Verità, Anarchia, danza e architettura, a cura di Sergio Risaliti, Nicoletta Mongini e Chiara Gatti, in collaborazione con Fondazione Monte Verità che ha sede nel Canton Ticino. Il progetto si articolerà su più livelli, sottolineando la radicale sperimentazione che trovò casa nelle vicinanze di Ascona, dove seguendo l’esempio del barone Eduard von der Heydt si riunirono in comunità uomini e donne decisi a rinnovare la società in senso spirituale, neo pagano, creando un paradiso anarchico e coltivando uno stile di vita improntato al vegetarismo e alla teosofia. Dire Monte Verità significa evocare cent’anni di utopia e ideali, incontri virtuosi e ricerche estetiche, esperienze eterodosse in campo coreografico e architettonico. Immagini d’epoca, testimonianze, proiezioni, abiti e oggetti simbolo, punteggiano un viaggio alle origini di questo cenacolo multidisciplinare, fervida culla della controcultura europea, meta nel tempo di figure memorabili come Rudolf Laban, danzatore e teorico della danza libera, Carl Gustav Jung, Hermann Hesse, Marianne Werefkin, Isadora Duncan, Jean Arp, Hugo Ball e non ultimo Harald Szeemann, tra i più celebri curatori d’arte contemporanea. In contemporanea con la mostra dedicata a questa affascinante storia, quanto mai attuale oggi, sarà realizzata la seconda edizione del Festival Match, dedicato alle arti performative a cura di Stefania Rispoli e Jacopo Milani.
Venerdì 29 ottobre 2021
Il secondo appuntamento con il ciclo SOLO sarà all’insegna di Leoncillo. Curata da Martina Corgnati e Enrico Mascelloni, la mostra vuole indagare per la prima volta la complessità dei richiami all’antico e al classico che hanno animato il lavoro di Leoncillo Leonardi (Spoleto, 1915-1968). Riferimenti classici e mitologici abitano l’immaginario del grande scultore umbro sin dagli esordi, dopo il trasferimento a Umbertide da Roma e l’avvio della collaborazione con le ceramiche Rometti. Una fase caratterizzata da un intenso legame con la Scuola romana, in cui si inscrivono le prime esperienze segnate dalla presenza di mostri e invenzioni mitologiche. Più tardi, nel dopoguerra, il rapporto con l’antico, oltre che con l’arte del popolo etrusco, continua e si carica di una più aspra urgenza esistenziale. Non più cultura, ma dramma. La mostra di Leoncillo si aggiunge a quelle di Martini, Medardo Rosso, Mirko, Manzoni, Vedova, Agnetti, Severini, Mauri, in coerenza con l’intento scientifico del progetto SOLO, nato per valorizzare artisti del Novecento presenti nelle collezioni civiche e per colmare le lacune derivanti dall’assenza delle opere di alcuni dei maggiori esponenti delle avanguardie nelle stesse.
Nel corso del 2021, la Sala Cinema ospiterà proiezioni e installazioni video in relazione alle grandi mostre allestite nelle altre sale del museo.
MUSEO NOVECENTO OFF Progetti Speciali in altre sedi
Sono molti anche i Progetti Speciali OFF che il MUSEO NOVECENTO cura e organizza per il 2021, in altre sedi, coinvolgendo e collaborando con importanti istituzioni del tessuto cittadino.
Un sogno che finalmente si avvera. Dal 25 aprile il Guerriero ferito di Henry Moore arriva a Palazzo Vecchio, nel Terrazzino di Saturno
In collegamento con le mostre dedicate ad Henry Moore presso il Museo Novecento, l’opera Guerriero ferito dello scultore inglese, attualmente esposta presso il Chiostro di Santa Croce, verrà ricollocata nel luogo originariamente voluto da Moore. Il trasferimento avverrà il giorno 25 aprile, la stessa data che, nel 1974, avrebbe dovuto, secondo le volontà dell’artista, contrassegnare l’installazione del bronzo al centro del Terrazzino di Saturno in Palazzo Vecchio. Il progetto, realizzato in collaborazione con il British Institute e l’Opera di Santa Croce, rimarrà esposto per circa sei mesi. Un sogno rimasto per lungo tempo nel cassetto, un sodalizio infranto per molte ragioni, indecisioni, tentennamenti, rinvii, hanno segnato il destino del Guerriero ferito, dono fatto alla città da Henry Moore all’indomani della sua epica esposizione al Forte di Belvedere.
La magia calligrafica di Ali Banisadr racconta di favole e misteri al Museo Bardini.
Un omaggio alla Divina Commedia in Sala dei Gigli dal 29 marzo al 29 agosto 2021
Originario di Teheran, Ali Banisadr (1976) si è trasferito negli Stati Uniti da bambino e le sue opere sono influenzate dalle sue vicende biografiche e dalla condizione di rifugiato di guerra. Il suo approccio all’astrazione evoca temi legati all’isolamento, alla memoria, alla nostalgia e alla violenza. L’uso del colore richiama una sorta di orientalismo fiabesco che è allo stesso tempo maestoso e medievale. Oltre la superficie luminosa e vivida della tela il gesto pittorico replica il caos di un attacco. Lo sfondo fratturato, che ricorda le vetrate, è ispirato dal ricordo del suono delle finestre infrante durante i bombardamenti. Questa connessione sinestetica tra memoria uditiva e visualizzazione è coerente in tutto il suo lavoro.
Le opere di Ali Banisadr saranno esposte all’interno Museo Bardini mentre nella Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio troveremo una sezione con dipinti che l’artista ha voluto dedicare alla Divina Commedia di Dante, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta.
Anj Smith al Museo Bardini
30 Settembre 2021 – gennaio 2022
La mostra dell’artista inglese Anj Smith (Kent, 1978), pensata per gli spazi del Museo Bardini, presenterà opere recenti e nuove produzioni, realizzate durante il lockdown ed esposte per la prima volta a Firenze all’interno di una istituzione pubblica italiana.
La sua pittura si propone come un campo di azione in cui il tempo, lo spazio, la gravità e la prospettiva possono essere mutevoli e instabili. In questo contesto l’artista crea la sua personale cosmologia in cui oggetti e ambienti diversi si scontrano per evocare molteplici narrazioni frammentate. Il familiare e l’estraneo, il contemporaneo o l’arcaico, si intrecciano per creare opere intense e psicologicamente cariche. I dipinti, spesso di piccole dimensioni, racchiudono una ricchezza di idee e informazioni attraverso una moltitudine di dettagli, colori e consistenze. Esperienze personali, arte, design, moda, letteratura, cultura popolare, natura e ambiente permeano la sua pratica di emozioni e ansie vissute.