Il Museo Ginori è chiuso, ma dal 12 settembre si può scoprire e visitare online. La sfida lanciata da Tomaso Montanari, presidente della Fondazione. Focus sulle collezioni e le storie che esse raccontano

Il Museo Ginori è ancora chiuso, ma ha già tante storie da raccontare. Per leggerle e ascoltarle, dal 12 settembre 2023 è online il sito museoginori.org, che rende fruibile a tutti il ricchissimo patrimonio artistico e documentale delle collezioni. (Sopra il titolo: vaso con papaveri, 1902 circa).

“Il museo – spiega il Presidente della Fondazione Museo Ginori, Tomaso Montanari – è temporaneamente inaccessibile al pubblico, ma è vivo e pronto a condividere conoscenza. Lanciare un sito a museo chiuso è una sfida, ma è anche e soprattutto un’occasione per promuovere un’altra idea di museo e per portare in primo piano quello che comunemente rimane nascosto, ovvero il suo essere un centro di ricerca e di produzione culturale e una comunità impegnata a sviluppare un dialogo critico sul passato, sul presente e sul futuro”.

Il manifesto del Museo

Il sito museoginori.org racconta la storia del museo, cominciata nel Settecento insieme a quella della fabbrica di porcellane creata a Sesto Fiorentino dal marchese Carlo Ginori, e il suo presente: la campagna di restauro delle opere condotta dall’Opificio delle Pietre Dure, con cui è stato siglato un patto di collaborazione; le mostre realizzate a Sesto Fiorentino e a Firenze in collaborazione con il Dipartimento SAGAS dell’Università; i convegni internazionali dedicati agli specialisti e le giornate di studio per gli studenti; le attività didattiche e laboratoriali rivolte ai bambini e agli adulti; l’impegno dei volontari che permettono al giardino del museo di essere già aperto ogni giorno e le passeggiate teatrali nei luoghi dell’antica Manifattura di Doccia. “Lo staff del museo – annuncia Montanari – ha appena terminato l’inventario digitale di oltre 10.000 opere e il loro trasferimento in un luogo sicuro. Un’apposita sezione del sito documenterà anche l’avanzamento dei lavori di ristrutturazione della sede, che prenderanno finalmente il via questo autunno”.

Nelle pagine dedicate alle Collezioni, il sito presenta le opere più significative del museo, con ampie schede critiche scritte dalle conservatrici Oliva Rucellai e Rita Balleri. Accanto alle celebri ceramiche per la tavola, compaiono sculture in porcellana; modelli in cera, gesso e zolfo; oggetti di uso comune come le targhe per i numeri civici e gli isolatori per le reti elettriche; disegni e prototipi che testimoniano metodi di lavoro e di ricerca; maioliche artistiche e capolavori del Liberty.

Nel Magazine del sito la narrazione si fa trasversale, con articoli di taglio editoriale che raccontano di decori floreali nati dalla passione di Carlo Ginori per le piante esotiche, coltivate in una grande serra nei pressi della manifattura; di sperimentazioni vicine all’utopia per far crescere i coralli sulle porcellane depositate in mare al largo della colonia Ginori di Cecina; di un company profile ante litteram scritto dal Collodi quando il fratello Paolo Lorenzini dirigeva la fabbrica Ginori.

Venere de’ Medici (porcellana, 1747 circa)

Nel podcast di Tomaso Montanari, la missione e l’identità del museo sono raccontate anche attraverso le parole di don Lorenzo Milani, che alla Ginori fu particolarmente vicino negli anni critici del dopoguerra, quando – per scongiurare i licenziamenti di massa – un nutrito gruppo di operai della manifattura affrontò un memorabile viaggio in bicicletta da Sesto Fiorentino a Milano.

“La cosa più bella di questo sito – racconta Consuelo de Gara, responsabile della comunicazione del Museo Ginori – è che riesce, e riuscirà ancora di più in futuro, a raccontare a tutti un’infinità di storie. Storie di arte, di artigianato, di collezionismo, di gusto, di committenze volubili e stravaganti, di tentativi riusciti e fallimenti, di lavoro creato e perso, di talento e di passione. Storie di persone che in fabbrica hanno imparato un mestiere, costruito comunità solidali in grande anticipo sui tempi e permesso alla Ginori di sopravvivere e di essere la più antica manifattura ceramica italiana ancora in attività e al suo museo (uno dei primi musei d’impresa d’Europa, ora patrimonio dello Stato Italiano) di avere – ancora oggi – una voce”.

Disegnato e sviluppato dalla digital agency fiorentina Cantiere Creativo, il sito è realizzato con una tecnologia basata su Dato CMS, un prodotto italiano già sperimentato con successo dagli Uffizi e dal Ministro dell’Innovazione e della Trasformazione Digitale.

Aperto, inclusivo e accessibile, museoginori.org rivolge una particolare attenzione alle esigenze di ipovedenti e non udenti, che possono fruire di tutti i contenuti grazie alla compatibilità con i lettori dedicati e alla possibilità di navigare integralmente da tastiera. Anche l’impostazione grafica è stata definita per assicurare contrasti corretti e font leggibili per tutti. Grazie a questo lavoro di progettazione e sviluppo, il sito è classificato di livello AA secondo le Web Content Accessibility Guidelines WCAG 2. Tra gli altri plus tecnologici di museoginori.org ci sono la velocità (il sito carica i contenuti in meno di un secondo, garantendo una navigazione priva di attese), la scalabilità (può gestire picchi di traffico inaspettati senza andare offline o rallentare i caricamenti) e l’omnicanalità (i contenuti sono progettati per essere impiegati su molteplici canali e dispositivi, come app o esperienze di realtà virtuale).

La sede del Museo Ginori negli anni Sessanta

Pur essendo una fondazione di diritto privato, con questo sito la Fondazione Ginori ha scelto di investire sulla creazione di una soluzione che rispetta pienamente gli standard richiesti alle pubbliche amministrazioni dal Codice dell’Amministrazione Digitale e di mettere a disposizione gratuitamente le soluzioni tecnologiche e di design che ha commissionato e di cui detiene i diritti, in modo che siano riusabili anche da altri soggetti pubblici.

Il lancio del sito verrà promosso a livello locale, nazionale e internazionale attraverso una campagna di affissioni che ha l’obiettivo di rendere immediatamente fruibile a chiunque il patrimonio del museo. “Siamo in attesa che il museo riapra – spiega Consuelo de Gara – ma grazie al sito abbiamo finalmente la possibilità di raccontare le sue storie. Abbiamo scelto di farlo partendo dai luoghi di attesa (come le pensiline dei bus e le stazioni ferroviarie) e dalla città metropolitana di Firenze, dove è nata e cresciuta la mobilitazione popolare che ha avuto un ruolo decisivo nella riapertura del museo. In ogni manifesto compare l’immagine di un’opera e l’invito a visitare il sito per ascoltare un podcast che, con un linguaggio semplice e inclusivo, fornisce una visione complessiva del valore di quel manufatto a livello artistico, tecnologico e sociale”. I podcast saranno disponibili nelle lingue più parlate dalle comunità che risiedono nelle zone in cui sarà presentata la campagna.

La grafica dei manifesti e quella del sito sono state realizzate in collaborazione con Muttnik, lo studio grafico di Firenze che ha elaborato anche l’identità visiva del Museo Ginori.
Il design del logo distilla la sagoma rettangolare dell’edificio razionalista che dagli Anni Sessanta ospita il museo e quella circolare della cisterna dell’acqua del retrostante stabilimento produttivo Ginori. La stella che lo sormonta è tratta da quelle dello stemma della famiglia Ginori, ampiamente utilizzate anche come marca della manifattura.

Accanto al blu e all’oro, ricorrenti nei motivi decorativi, i colori scelti per il logo e per il sito includono anche il rosso, che rimanda alle lotte del movimento operaio che tanta parte hanno avuto nella storia della Ginori.

Il Museo Ginori

Nato insieme alla Manifattura di Doccia e all’interno degli edifici destinati alla produzione, il Museo Ginori è stato per quasi trecento anni un museo d’impresa, pensato dal fondatore, il marchese Carlo Ginori, come il contenitore privilegiato della bellezza che la sua fabbrica era in grado di creare.

Il museo custodisce tre secoli di storia del gusto e del collezionismo, rappresentando un unicum a livello internazionale grazie alla ricchezza e alla continuità storica del suo patrimonio, che racconta la storia artistica, sociale ed economica della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia.

La sua collezione – notificata come complesso di eccezionale interesse storico artistico dal 1962 – comprende circa 8000 oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990; un’importante raccolta di modelli scultorei in cera, terracotta, gesso e piombo dal XVIII al XX secolo; lastre in metallo incise e pietre litografiche per la stampa dei decori; un archivio di documenti cartacei e disegni (300 dei quali appartenenti al fondo Gio Ponti), una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca.

La raccolta include rari manufatti del primo periodo, ma anche prodotti seriali di illustri nomi del design industriale italiano, oggetti di lusso e di uso quotidiano, che testimoniano l’evolversi degli stili artistici, del costume, della scienza, delle tecniche produttive e dell’imprenditoria dal Settecento ai giorni nostri. Tra i capolavori, una rarissima raccolta di sculture in cera, calchi di opere dei maggiori maestri fiorentini del Settecento; la Venere de’ Medici, l’Arrotino e l’Amore e Psiche in porcellana bianca (repliche in scala al vero dei celebri marmi degli Uffizi); le eclettiche maioliche per le Esposizioni Universali; e le ceramiche Art Déco di Gio Ponti, direttore artistico di Richard-Ginori dal 1923 al 1930.

Dal 1965 il Museo ha sede in un edificio progettato dall’architetto Pier Niccolò Berardi, di proprietà demaniale e affidato alla Direzione Regionale Musei della Toscana, che necessita di importanti lavori di risanamento dopo gli anni di abbandono seguiti al fallimento dell’azienda Richard-Ginori (2013).

La Fondazione Ginori

 

Costituita il 19 dicembre 2019 su iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (ora Ministero della Cultura), insieme alla Regione Toscana e al Comune di Sesto Fiorentino, la Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia ha lo scopo di conservare, catalogare, studiare, comunicare ed esporre il suo straordinario patrimonio artistico, storico, sociale ed economico e di renderlo un bene comune, accessibile e inclusivo.

Il Consiglio di Amministrazione, presieduto da Tomaso Montanari, è composto da Stefano Casciu, Nicoletta Maraschio, Gianni Pozzi e Maurizio Toccafondi.
Il Comitato Scientifico è composto da Mauro Campus, Flavio Fergonzi, Cristiano Giometti, Cristina Maritano e Diana Toccafondi.

Con un’innovazione che non ha precedenti in Italia, la Fondazione si è dotata anche di un Comitato Sociale, composto da tutti i soggetti popolari che ne condividono la missione e desiderano contribuire al suo perseguimento esercitando una funzione consultiva e di supporto. Gratuita e libera, la partecipazione al Comitato Sociale prescinde dalla contribuzione ai fondi di dotazione o gestione ed è regolata da convenzioni, secondo le regole della Magna Charta del volontariato per i beni culturali. Con questa forma di solidarietà orizzontale la Fondazione intende valorizzare l’apporto intellettuale e propositivo del mondo dell’associazionismo, accrescere la capacità di dialogo con il territorio e offrire alla comunità nuove occasioni di crescita culturale e civile.

Il meglio delle collezioni del Museo Ginori, raccontato dagli Highlights del sito museoginori.org

Le ceramiche per la tavola

Ricercatissime creazioni di gusto esotico, piccoli gruppi scultorei fatti apposta per accompagnare i dessert, servizi diventati vere e proprie icone di un’epoca e prototipi di design: dal Settecento a tutto il Novecento, la Manifattura Ginori ha scritto alcune delle pagine più significative della storia dell’arte dell’apparecchiatura.

La straordinaria collezione di oggetti per la tavola conservata dal Museo Ginori racconta tanto la nascita delle forme e dei decori che identificheranno per secoli lo stile della manifattura quanto la capacità di ripensare forma e funzione degli oggetti per adeguarli al progressivo mutamento del gusto e delle esigenze della committenza.

L’utile

I prodotti “utili”, come le stoviglie di uso comune, sono stati la vera fonte di profitto della Manifattura Ginori fin dalle sue origini.
Dalla seconda metà dell’Ottocento, con il moltiplicarsi delle applicazioni della ceramica in campo industriale, una quota significativa della produzione della Ginori, e poi della Richard-Ginori, è costituita da isolatori per telegrafi, componenti per l’industria serica, porcellane da laboratorio.

Sono, infine, la segnaletica stradale, le piastrelle, le pirofile e i vasi da farmacia a segnare il definitivo ingresso della Manifattura Ginori nella vita quotidiana di tutti gli italiani.

Le sculture

Il gusto antiquario ha distinto la produzione di Doccia da quella delle altre manifatture europee fin dalla metà del Settecento, quando il marchese Carlo Ginori decise di tradurre in porcellana i marmi antichi delle principali collezioni fiorentine e romane. Oltre alle riproduzioni in scala al vero, le sculture in “oro bianco” erano proposte sotto forma di riduzioni destinate a decorare consoles, camini e tavole. Particolarmente interessanti, perché rivelatrici della cifra identificativa di uno stile scultoreo proprio della manifattura, sono le traduzioni e rivisitazioni in porcellana delle composizioni di scultori tardo barocchi fiorentini, quali Massimiliano Soldani Benzi, Giovan Battista Foggini e Giuseppe Piamontini.

I modelli

Tra le raccolte più sorprendenti del Museo Ginori merita un posto d’onore la sua notevole e variegata collezione di sculture e modelli in cera, piombo, gesso e terracotta avviata dal fondatore della manifattura, Carlo Ginori, “a uso della fabbrica”, per realizzare riproduzioni in porcellana della statuaria antica e delle opere dei più importanti scultori bronzisti tardo barocchi fiorentini.

Questa raccolta di modelli, che custodisce anche le uniche testimonianze di opere andate perdute o mai realizzate, è un unicum nel panorama del collezionismo d’impronta settecentesca.

I disegni

L’Archivio Storico del Museo Ginori conserva circa cinquemila disegni, in gran parte databili alla seconda metà dell’Ottocento e al primo Novecento.
Un nucleo significativo è costituito dai cosiddetti ‘ricordi’ dei decori, ovvero tavole acquerellate con note manoscritte che servivano ai pittori per realizzare le maioliche e le porcellane artistiche.

Altrettanto preziosi sono gli schizzi autografi (spesso inseriti in calce a lettere) realizzati da Gio Ponti quando era direttore della manifattura e i numerosi disegni esecutivi sviluppati dai migliori artisti della manifattura seguendo le sue istruzioni.

La maiolica artistica

La passione ottocentesca per l’arte del Rinascimento italiano si manifesta anche in ambito ceramico con il revival delle celebri maioliche del Cinquecento.Il primato della Manifattura Ginori in questo settore si deve al suo chimico Giusto Giusti, che all’Esposizione Universale di Parigi del 1855 viene premiato per aver riscoperto per primo la ricetta del leggendario lustro metallico.

Da quel momento la produzione di maioliche artistiche Ginori si evolve rapidamente, passando dalla fedele imitazione dei capolavori del passato a eclettiche reinterpretazioni, frutto del contributo originale di artisti come i pittori Giuseppe Benassai e Giovanni Muzzioli e lo scultore Urbano Lucchesi.

Il Liberty

Creature dai corpi sinuosi, lunghi steli fioriti, figure femminili immerse nella natura sono i soggetti più ricorrenti nel repertorio Liberty della manifattura Ginori.
A Doccia il modernismo si manifesta inizialmente nelle decorazioni in ‘stile botticelli’ delle maioliche artistiche ispirate all’arte dei preraffaelliti inglesi, ma è all’Esposizione di arti decorative di Torino del 1902 che l’adesione al nuovo linguaggio appare più evidente. Iris, pavoni e sirene modellano vasi ed elementi d’arredo con un risalto plastico che rende spesso superflua l’aggiunta del colore.

Gio Ponti

Gli anni in cui la Richard-Ginori è stata diretta da Gio Ponti sono stati uno dei periodi artisticamente più felici della sua storia.
Le ceramiche disegnate da Ponti a partire dal 1923 rappresentano una parte importantissima della collezione del Museo Ginori. Costituita da più di quattrocento opere, la raccolta pontiana include tanto piccoli oggetti di serie quanto capolavori mai replicati come il grande vaso La Conversazione classica o l’imponente centro tavola per il Ministero degli Esteri.

Ironia, eleganza e geniale reinvenzione dell’antico sono alcuni degli ingredienti che hanno reso la produzione di Ponti un successo internazionale e un esempio eccellente del gusto Art Déco.

Giovanni Gariboldi

Entrato nello stabilimento di S. Cristoforo nel 1926, a soli diciotto anni, Giovanni Gariboldi conquista da subito l’apprezzamento di Gio Ponti, che lo prepara a raccogliere la sua eredità nel campo delle ceramiche d’arte Richard-Ginori.
Prendendo ispirazione dall’arte orientale, dai tessuti, dalla moda e dalla natura, Gariboldi crea forme nuove dal forte risalto plastico e sperimenta raffinati effetti cromatici e tattili.

La sua sensibilità si dimostrerà preziosa per la manifattura anche quando la mutata strategia aziendale lo porterà a cimentarsi prevalentemente con il design funzionale di servizi da tavola, sanitari e piastrelle.

L’archivio storico

Per la varietà dei materiali che conserva, l’Archivio del Museo Ginori costituisce un vero e proprio centro di documentazione per gli studiosi impegnati nei più vari ambiti di ricerca, dalla storia dell’arte alle scienze sociali.
L’archivio cartaceo documenta la vita della fabbrica dal 1801, anno del primo registro di magazzino, fino alla direzione artistica di Gio Ponti (1923-1932 circa), e poi alle campagne pubblicitarie della Richard-Ginori e all’alluvione di Firenze del 1966, quando lo stabilimento di Sesto Fiorentino accolse molti volumi della Biblioteca Nazionale di Firenze, salvandoli dal fango negli essiccatoi per le porcellane.

È parte integrante dell’Archivio anche un cospicuo numero di fotografie d’epoca che documentano l’attività produttiva, le esposizioni e le visite illustri allo stabilimento. L’Archivioconservainoltrepiùdi5000disegni, tracuinumerosibozzettiacquerellatiperladecorazione su maiolica e su porcellana. Di particolare rilevanza gli schizzi di Gio Ponti inviati in calce alle sue lettere.

SCULTURE IN PORCELLANA

  1. Manifattura Ginori, Venere de’ Medici, dal marmo antico conservato nella Tribuna delle Gallerie degli Uffizi, con varianti, porcellana, 1747 circa, Museo Ginori
  2. Manifattura Ginori, Camino, porcellana, 1754, Museo Ginori
  3. Gaspero Bruschi e Manifattura Ginori, Busto del marchese Carlo Ginori, porcellana, 1757, Museo Ginori

    MODELLI

  4. Giovan Battista Vannetti, Amore e Psiche (da Massimiliano Soldani Benzi, con varianti), calco in cera e gesso, 1744, Museo Ginori
  5. Manifattura Ginori, Laocoonte (da Filippo della Valle, su invenzione di Baccio Bandinelli, con varianti), calco in gesso, fine XVIII – inizio XIX secolo, Museo Ginori
  6. Massimiliano Soldani Benzi, Bacchino ebbro, terracotta modellata, 1695 circa, Museo Ginori CERAMICHE PER LA TAVOLA
  7. Manifattura Ginori, Rinfrescatoio con coperchio con armi di Francesco Marana e Laura Isola, porcellana, 1749 circa, Museo Ginori
  8. Gaetano Lodi e Manifattura Ginori, Alzata circolare appartenente al Servizio per il Kedivè d’Egitto, porcellana, 1874- 1875, Museo Ginori
  9. Manifattura Ginori, La raccolta delle pere, porcellana, 1760-1780 circa, Museo Ginori

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