I porti, il sitema portuale italiano, l’economia, la pandemia, la crisi, il futuro… Criticità e spunti importanti dal convegno organizzato dal Propeller Club of Leghorn in Accademia navale. Lo speech del professor Carlo Cottarelli, il dibattito dei “tecnici”. Le conclusioni dell’Ammiraglio Capo Ispettore Giovanni Pettorino (Capitanerie)
Una giornata, a Livorno, interamente dedicata al mare, ovvero ai porti italiani, ai sistemi portuali, alle compagnie di navigazione, ai lavoratori del mare. Una giornata per rispondere alla domanda: “Può il sistema portuale essere il fulcro della resilienza del sistema economico produttivo?”. L’idea e il progetto sono stati del Propeller Club Port of Leghorn e della sua presidente Maria Gloria Giani Pollastrini. Una giornata di confronto e riflessione in un momento particolare per l’Italia e non solo, dopo la pandemia e la conseguente crisi. (Sopra il titolo: i relatori al convegno organizzato dal Propeller livornese con la presidente del Club Maria Gloria Giani Pollastrini).
Ad ospitare la giornata è stata l’Accademia Navale di Livorno dove, prima dell’inizio del convegno, è stata inaugurata all’interno di Palazzo Bernotti la Sala Confitarma alla presenza dell’ammiraglio di squadra Enrico Credendino e del contrammiraglio Flavio Biaggi, comandante dell’Accademia.
Nella zona studio, nei pressi della palazzina comando, si è svolto poi il convegno che dopo il saluto dell’ammiraglio Biaggi e di Maria Gloria Giani Pollastrini, è stato introdotto dal professor Carlo Cottarelli. È arrivato anche un contributo video dal Capo di Stato Maggiore ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (fra l’altro comandante dell’Accademia navale fino al 2014). Presente anche l’ammiraglio Giuseppe Tarzia, direttore marittimo della Toscana e comandante della Capitaneria livornese.
Il professor Cottarelli ha tenuto una vera e propria lezione di economia, fotografando la situazione attuale dell’Italia ancora stretta nella morsa della pandemia specialmente in questo periodo che vede la crescita della seconda ondata prevista dagli studiosi. Il relatore ha esaminato il meccanismo delle chiusure (lockdown, quando gran parte del lavoro è rimasto fermo e di conseguenza anche le produzioni) sfociato in crisi economica, la caduta del Pil, il deficit dello Stato, arrivando quindi ai meccanismi europei, a partire dal Recovery Found, che permetteranno – ha detto Cottarelli – sufficienti finanziamenti fino al 2021, salvo ulteriori scossoni e chiusure. Il relatore ha quindi focalizzato l’attenzione sulla necessità di fare riforme per la crescita (pubblica amministrazione, digitalizzazione, giustizia), per creare non solo domanda ma anche offerta. Ci sono obiettivi da raggiungere: se il Governo, il Paese – è stato detto – non riusciranno a fare queste riforme sarà soltanto colpa nostra.
Dopo lo speech del professor Cottarelli, è cominciata la seconda parte della giornata di studio, legata strettamente ai porti e al mondo del mare, con gli interventi di alcuni presidenti di Autorità di sistema portuale, di rappresentati degli armatori (Confitarma e Assarmatori), società di servizi, mondo della nautica. Sono emerse criticità e una domanda di forte semplificazione per poter portare a termine progetti di vario tipo. I porti – è stato sottolineato – sono fornitori di servizio all’economia, e le norme devono essere chiare e blindate oltre le interpretazioni. Fateci lavorare – hanno in sostanza detto i presidenti delle AdSP – e misurateci al termine del mandato.
Una discussione nel corso della quale si sono esaminati temi strettamente tecnici, legati alle banchine, ai sistemi-porto, alle flotte, al ruolo centrale delle navi.
È stato l’ammiraglio ispettore capo Giovanni Pettorino, comandante generale delle Capitanerie di porto Guardia Costiera, a tirare le fila della giornata. “Credo che da questo momento di confronto – ha detto l’alto ufficiale – siano emersi importanti spunti di approfondimento”. A partire dalle sovrapposizioni che, nel tempo, si sono create con nuove normative rispetto al codice della navigazione che risale agli anni Quaranta del Novecento. Quindi è emersa una nadeguatezza del sistema regolatorio rispetto al sistema economico e la necessità di rendere le norme coerenti alle esigenze. Non bisogna poi dimenticare la tutela di un certo interesse nazionale volto a difendere la collettività (perché – è stato l’esempio portato dall’ammiraglio ispettore capo – i porti sono come i portoni di casa nostra, e non si può dare la chiave a tutti. Evidente il riferimento allo shopping da parte di investitori stranieri). Il comandante generale delle Capitanerie di porto si è anche chiesto se tutte le banchine che si vogliono/vorrebbero costruire siano effettivamente necessarie. È partito dall’esempio del porto di Gioia Tauro, sul quale a suo tempo la politica investì mille miliari di lire, ma quando fu completato alla fine degli anni Ottanta rischiava di diventare una vera e propria cattedrale nel deserto. Poi ci fu l’idea dell’imprenditore Ravano, che “inventò” il transhipment. E questo determinò l’esplosione dello scalo calabrese realizzato ex novo, diventato rapidamente uno degli hub portuali più importanti. In Italia ci sono 16 Autorità di sistema portuale e 58 porti che accolgono navi commerciali: c’è quindi una notevole disponibilità di strutture per cui la prima cosa a cui bisogna guardare, prima di puntare su opere anche importanti, è una pianificazione generale. Si è parlato infine di doppio registro, dei marittimi italiani, e di altre problematiche. Indicando che il sistema mare può essere fondamentale per il rilancio dell’intero Paese. Non è mancato un commosso accenno all’ammiraglio capo ispettore Raimondo Pollastrini, livornese, comandante generale delle Capitanerie di porto scomparso prematuramente, che prevedeva già anni fa la necessità di un coordinamento. Perché il sistema mare, come visto, è fondamentale, pur essendo stato privato del suo Ministero (quello della Marina mercantile è stato abolito da moltissimi anni) le cui competenze sono state fatte confluire nel dicastero delle infrastrutture. Un vulnus, probabilmente, che potrebbe essere superato almeno con un Dipartimento del mare, come accade in Francia.
Il saluto finale è stato portato dall’ammiraglio di squadra Credendino, direttore delle scuole della Marina militare, il quale non ha mancato di inviare un importante messaggio: quello di diffondere ed esportare la cultura del mare. (elisabetta arrighi)