GLI ARTISTI PER GENOVA / Un mese dopo. Lettera di Anna Maria Barbera: “Se il ponte prima andava ‘attenzionato’ non meno adesso le persone”

Era la vigilia di Ferragosto quando il Ponte Morandi, sul Polcevera a Genova, si spezzava trascinando con sé automobilisti, provocando tante vittime e parecchi feriti. Un mese dopo, il 14 settembre 2018, è il momento del ricordo, della riflessione. Cercando la verità e soprattutto giustizia per i morti. Nelle ultime settimane sono intervenuti sulla tragedia anche numerosi artisti. Fra questi l’attrice Anna Maria Barbera (nella foto sopra il titolo), che ha scritto proprio in questi giorni di ricorrenza del tragico avvenimento di Genova una lettera alla redazione. Ecco il testo integrale.

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Se il ponte prima andava “attenzionato” non meno adesso le persone

di Anna Maria Barbera

Nel necessario ritorno laddove possibile a una cosiddetta normalità, esaurita l’onda mediatica che taluni avvenimenti muovono con la commozione e indignazione che l’accompagnano, sembra poi ridimensionarsi la gravità di quanto ci ha scosso. Non così per chi una normalità a cui fare ritorno non la ritroverà. Ed é per quei vissuti straziati che occorre rinnovare la riflessione per quanto modesta la mia voce, non le proporzioni di quel dolore.
Il soccorso per grazia della fede, di un superiore senso che ripaga, non esime dall’individuare responsabilità per cui, si paga. Non c’é cordoglio che risarcisca! C’é un patrimonio a cui si attenta: la Vita con le sue Creature dove ogni perpetrato misfatto spegnerà l’incommensurabile bagliore di una vita e il suo riflesso. Nel caso di Genova che casuale non è semmai causale,
l’appello cosmico dell’eletta marittima ambasciatrice è stato eloquente nel suo simbolismo: i ponti di una civiltà, epocale ed esemplare il messaggio dato dall’Imam, per condurre la sua Umanità alle diverse comprensioni che separano, devono fondarsi su altri e alti principi; il cinico baricentro del nostro ego (più che eco)-sistema non ci salverà! Inesorabili le conseguenze.
Penso al silenzio che é sceso nelle esistenze di quei familiari che hanno visto interrompersi ogni speranza. La voragine che si é spalancata nella loro sgretolata realtà; ” la morte si sconta vivendo” aveva ben compreso l’ermetico Poeta. Ma nel pur suo noto verso “M’illumino d’Immenso” la spirituale promessa, con cui esprimo la mia appassionata profonda vicinanza a chi é nel viatico dolente, affinché possa scorgere, ora impensate ma in serbo, luminose e illuminate risorse in un presente oscurato. Quelle che occorrono all’umano cammino per evolversi in armonica universale compiutezza, in una rotta che non neghi ma riconosca la divina salvifica direzione.
Credo nella forza del sorriso e nella sua ala per rinascere; ma quell’ala che vorrei di un angelo, è china ora sul dolore di chi piange e nostro sì, perché come canta Genova per noi, “eppur parenti siamo un po’ di quella gente che c’è là.. ” connazionali o stranieri non ci sono confini nella cittadinanza del cuore! Fratelli di un’Italia SE desta migliore e vera (come non pensare con commossa gratitudine al lavoro instancabile e non senza rischio dei soccorritori! ) più di quella che ne è stata fatta e ahinoi disfatta..
Da artista, quando ho ritenuto sospendere una data prevista, per un silenzio invalicabile nel grave commiato, mi sono sentita richiamare al dictat fatidico “Lo spettacolo deve continuare”. Se vero questo quando si è a servizio delle persone nel proprio Tempo e, non di una logica meramente economica, sia allora altrettanta la premura per il più grande e irripetibile degli spettacoli: La Vita con le sue Creature e questa Umanità viandante che vorrebbe Amore, pur svanito l’ideale.

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