FESTIVAL PUCCINI 2021. Una riflessione sull’opera che ha inaugurato la stagione. Il fucsia che domina Tosca secondo la regista Stefania Sandrelli è il colore-simbolo della lotta al femminicidio. Successo caloroso e buone prestazioni del cast. Repliche il 6 e 13 agosto
di LISA DOMENICI
All’insegna del Novecento di Puccini , con “Tosca” (andata in scena il 14 gennaio 1900), ha preso il via il 67° Festival Puccini al Gran teatro all’aperto di Torre del Lago. L’apertura è stata preceduta quest’anno per la prima volta nella storia del festival, dalla consegna del 49° Premio Puccini, sospeso l’anno scorso a causa del Covid. Il riconoscimento è un’ ulteriore e importante connotazione pucciniana di questo festival, pensata nel 1971 per premiare i soprani particolarmente dedicati alle partiture del Maestro. Non a caso la prima a ricevere il premio fu Rosetta Pampanini. Naturalmente l’opera del Maestro deve essere sorretta, pure, dalla ricerca storica e musicologica proprio quella che a Puccini ha dato l’opportunità di una sua renaissance. Ecco perché nel 1984, entrò nell’albo dei premiati Mosco Carner, per la sua importante monografia su Puccini risalente al 1957, preceduto nel 1983 da Alfredo Mandelli, il “rondinologo”, perché ha dato alla pucciniana “Rondine” la patente di opera affrancandola dal genere operettistico. E alla musicologia è andato anche il 50° premio (edizione 2021) , che è stato consegnato a Michele Dall’Ongaro, autore di uno studio analitico di tutte le opere di Puccini edito da Pacini di Pisa nel 1986. Non è stata però, dimenticata la voce sopranile e infatti ha ricevuto il premio Daniela Mazzuccato, che in repertorio pucciniano è stata una applaudita Musetta.
*********************************
TOSCA
Ma veniamo a “Tosca”, che ha inaugurato il Festival Puccini 2021 e che ha catalizzato il pubblico, per il debutto dell’attrice viareggina Stefania Sandrelli, nella regia d’opera. La scena è dominata dal colore fucsia, perché, spiega la regista “ è il colore-simbolo della lotta al femminicidio” e d’altronde, secondo Sandrelli è proprio l’opera a suggerire questo messaggio attualissimo, che si concretizza, “nella violenza di genere, la violenza sulle donne, la violenza sugli artisti”. Allora gli spettatori si ritrovano nel primo atto nella chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma, in bianco e nero, priva di colorazione, ispirata, come spiega lo scenografo Andrea Tocchio alle incisioni di Govan Battista Piranesi vissuto nel ‘700, dove si staglia un drappo fucsia lasciato da Tosca sull’impalcato di Cavaradossi. In questa cupa ambientazione, anche la solenne processione coll’inno del Te Deum resta orfana di ogni grandiosità. L’attenzione del pubblico è richiamata soprattutto da Scarpia, il quale dall’alto del pulpito della chiesa, rivela la sua “doppia mira”: mandare Cavaradossi al capestro e tenere Tosca “tra le mie braccia”. E’ la miserabile confessione del predatore che ha avvistato la preda e sta per ghermirla.
Di nuovo il fucsia. Stavolta tinge le acque del Tevere nella gigantografia della mappa di Roma, che occupa la parete della camera di Scarpia, dove lui non sta gustando ottimo cibo e raffinate bevande, ma sta davanti a una tavola imbandita con macabri cimeli sanguinolenti delle vittime. Nella squallida stanza trova posto anche l’angelo, che anticipa la sua presenza , anche lui un violento armato di spada. Comunque le cose vanno come devono, e Tosca si sottrae al ricatto sessuale di Scarpia e lo uccide. Nel terzo atto sulla piattaforma di Castel Sant’Angelo disseminata da scarpe rosse, mentre sfilano i fantasmi delle donne morte, si consuma la tragedia di Tosca.
Questa la lettura dell’opera di Sandrelli e Tocchio, alla quale il pubblico ha riservato un’accoglienza calorosa. La parte musicale ha funzionato. In buca la collaudatissima orchestra del Festival Puccini ha risposto alla bacchetta di Alberto Veronesi , che ormai da diversi anni svetta sulle partiture pucciniane, tra le quali “Tosca” è una preferita. E pure il terzetto Hiromi Omura (Tosca), Vincenzo Costanzo (Cavaradossi) e Franco Vassallo (Scarpia), hanno dimostrato quanto per loro sono affascinanti questi personaggi. Evidentemente un fascino contagioso per tutti: Christian Federigi (Angelotti) , il sagrestano Gianni Luca Giuga, i due poliziotti Nicola Pamio (Spoletta) e Michelangelo Ferri (Sciarrone), Francesco Facini (il carceriere) e il pastorello Gaia Niccolai, sostituita il 13 da Nicola Peruzzi Basile. Applausi anche per il coro guidato Roberto Ardigò e le voci bianche istruite da Viviana Apicella.
“Tosca” replicherà il 6 e il 13 agosto 2021.