“Chi ha paura di Virginia Wolf?” al Teatro Manzoni di Pistoia con Sonia Bergamasco (pluripremiata nel corso del 2022) e Vinicio Marchioni. Il 21 e 22 gennaio

Appuntamento da non perdere, sabato 21 e domenica 22 gennaio 2023 (feriale ore 21, festivo ore 16) al Teatro Manzoni di Pistoia, per la Stagione di Prosa dei Teatri di Pistoia, con lo spettacolo firmato da Antonio Latella, “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Edward Albee. Protagonista un cast di assoluto prestigio, composto da Sonia Bergamasco (Martha), Vinicio Marchioni (George), Ludovico Fededegni (Nick) e Paola Giannini (Honey). Due coppie e una strana notte, vissuta tra confessioni, menzogne, accuse. Antonio Latella torna alla drammaturgia americana e sceglie il più noto e pluripremiato testo di Edward Albee (1928-2016), in una nuova traduzione di Monica Capuani, affidato a un cast che aggiunge potenza alle parole dell’autore. Lo spettacolo, prodotto dal TeatroStabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli, si avvale avvale di Linda Dalisi, in qualità di dramaturg, di Annelisa Zaccheria per le scene e di Graziella Pepe per i costumi; Franco Visioli e Simone de Angelis firmano, rispettivamente, musiche/suono e luci.

Il testo di Albee, portato sulle scene a Broadway nel 1962 con grande successo, approdò sul grande schermo quattro anni più tardi diretto da Mike Nichols, con Elisabeth Taylor e Richard Burton.

Un anno di grandi riconoscimenti per Sonia Bergamasco, che ha ricevuto il Premio Ubu 2022 e il Premio “Le Maschere del Teatro come Miglior Attrice proprio per “Chi ha paura di Virginia Woolf?” e il Premio Hystrio/ANCT per il percorso artistico maturato negli anni. Da segnalare anche il premio Ubu 2022 a Ludovico Fededegni, come Miglior attore under 35.

  • In occasione dello spettacolo, Sonia Bergamasco presenterà il suo libro di poesieIl Quaderno”(La nave di Teseo), sabato 21 gennaio (ore 17.30) alla Libreria Lo Spazio di Pistoia, in dialogo con Massimiliano Barbini dei Teatri di Pistoia (ingresso libero fino ad esaurimento posti).

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Dalle note di regia di Antonio Latella: Non posso non partire dal titolo per affrontare questo testo che ancora una volta mi riporta all’America e alla drammaturgia americana. Molti critici hanno detto che questo titolo è solo un gioco ironico, un rimando intellettualistico alle paure di vivere una vita priva di delusioni. Una canzoncina che la nostra protagonista dissemina per tutto il testo, che riprende la melodia per bambini, e non solo, “Who’s Afraid of the big bad Wolf?” ovvero: “Chi ha paura del lupo cattivo?”. La paura del lupo, quel lupo che fin da piccoli è fuori dalla porta pronto a sbranarci, pronto a punirci nel momento in cui non stiamo nelle regole che la società ci impone. Eppure, non posso credere che questa scelta, in un autore attento come Edward Albee, sia solo un vezzo intellettualistico, dal momento che per sostituire la parola “lupo” scomoda una delle figure intellettuali più importanti del novecento, Virginia Woolf. Perché lo fa? Non può essere casuale per uno come lui, che fu adottato da piccolo da una famiglia di teatranti che non poteva avere figli, una famiglia talmente fuori dalle righe che lui aveva sempre sperato che quelli non fossero i suoi veri genitori. Infatti la scoperta della verità dell’adozione più che gettarlo in uno stato di depressione lo aiutò a crescere e a vivere meglio. Virginia Woolf è un’autrice che crea un nuovo modo di narrare, un nuovo linguaggio. Una vera visionaria, una combattente instancabile per l’emancipazione femminile. Una donna che insegnò alle donne ad uccidere le loro madri, come per gli uomini Edipo ci insegnò ad uccidere i nostri padri, o meglio un’idea di padre, come la Woolf uccise un’idea di madre, quella che vedeva nella donna “l’angelo del focolare”. Credo che tanto di tutto questo si trovi nel testo, la Woolf è presente nei due protagonisti che fanno da specchio alla giovane coppia scelta come sacrificio di questo violentissimo e disperato amore, questo: “jeu de massacre”. La Woolf è presente anche in una idea di narrazione che riguarda lo stesso Albee: “Ogni volta che entra la morte, bisogna inventare, mentire, ricostruire. La morte la puoi vincere solo con l’invenzione”. Ed è proprio quello che fa fare Albee ai suoi protagonisti, prende spunto da questa frase della Woolf e porta questa coppia, ormai morente, a inventare per ricrearsi, per restare in vita, a scegliere di inventare un figlio mai esistito, ed è spiazzante che lo faccia proprio lui che fu adottato. Bisogna scegliere di spiazzare la morte, di vincere la depressione, la paura, forse anche di anticiparla proprio come fece la grande Virginia Woolf.

Sopra il titolo: Sonia Bergamasco (foto di Brunella Giolivo, autrice anche della seconda immagine di scena – sopra – che accompagna questo post)

Tutto accade in una notte, perché anche per Albee, come per la stessa Woolf, il tempo è circolare, non invecchia mai. Il tempo resta giovane. Nel tempo va cercata la sospensione, l’attimo, ed è per questo che la Woolf affermava che non si può scrivere a trama, bisogna scrivere a ritmo, l’attimo è nel ritmo, è una sospensione. Ed è strano che ancora un parallelismo mi porti a pensare ad una non casualità del titolo: anche Albee è ossessionato dal ritmo, che incide con una scelta maniacale della punteggiatura, forse oltre al linguaggio la sua vera ricerca. Le cronache raccontano che quando dirigeva gli attori pretendeva un rispetto totale della punteggiatura che aveva scelto, un rispetto della partitura, e quindi del ritmo. Tutto ciò mi porta ad una nuova avventura, un testo realistico, ma che diventa visionario per la potenza del linguaggio, per la maniacalità della punteggiatura e per la visionarietà, dovuta ai fumi dell’alcool e alle vertiginose risate che divorano e fagocitano i protagonisti di questo testo. Albee, nel rifuggire ogni sentimentalismo, applica una sua personale lente di ingrandimento al linguaggio che sente parlare intorno a sé, ne svela i meccanismi di ripetizione a volte surreali che portano ad uno svuotamento di significato, ma come spesso accade in questo testo, parallelamente mostra come il linguaggio sia un’arma efferata per attaccare e ridurre a brandelli l’involucro in cui ciascuno di noi nasconde la propria personalità e le proprie debolezze. Per fare tutto questo ho voluto circondarmi di un cast non ovvio, non scontato, un cast che possa spiazzare e aggiungere potenza a quella che spesso viene sintetizzata come una notturna storia di sesso ed alcool. Un cast che avesse già nei corpi degli attori un tradimento all’immaginario, un atto-attore contro il fattore molesto della civiltà, che Albee ha ben conosciuto, come ci sottolinea nella scelta del titolo. Chi ha paura di Virginia Woolf? Se c’è qualcuno alzi la mano.”

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Info / Biglietti da 8 a 25 euro (riduzioni per Over65, soci UNICOOP Firenze, possessori Carta Fedeltà Far.com, abbonati Stagione Sinfonica, Stagione Cameristica, Stagione di Danza, Stagione Lamporecchio, allievi Scuola Mabellini, iscritti corsi Funaro, soci CRAL e Associazioni convenzionate; biglietto a 8 euro per possessori Giovani Card Teatri di Pistoia – Unicoop Firenze e per studenti universitari con Carta dello Studente della Toscana). Prevendita: alla biglietteria del Teatro Manzoni (0573 991609 – 27112; orario: dal martedì al giovedì ore 16/19, il venerdì e il sabato ore 11/13 e 16/19) e anche alla Biglietteria del Funaro nei giorni di martedì e mercoledì, ore 16/21. Online su www.bigliettoveloce.it

Alla Biglietteria è in corso la prevendita della “Formula LIBERO” e i biglietti per le Stagioni di Prosa, Danza, Sinfonica e Cameristica.

www.teatridipistoia.it