Alessandro Preziosi diventa Van Gogh. Il manicomio, il bianco, il vuoto, la follia, la realtà, il sogno. Alla Pergola dal 6 all’11 febbraio
Alessandro Preziosi (nella foto sopra, di Manuela Giusto) è Van Gogh al Teatro della Pergola di Firenze da martedì 6 a domenica 11 febbraio 2018 (ore 20:45; domenica ore 15:45; la recita di venerdì 9 è spostata a sabato 10 alle ore 18:45). Il testo “Vincent Van Gogh – L’odore assordante del bianco” è uno dei primi scritti da Stefano Massini, Premio Tondelli Riccione Teatro 2005. Lo spettacolo, diretto da Alessandro Maggi, ha l’obiettivo di rappresentare il labile confine tra verità e finzione, follia e sanità, realtà e sogno, ponendo interrogativi sulla genesi e il ruolo dell’arte e sulla dimensione della libertà individuale.
“Van Gogh nel 1889 è rinchiuso nel manicomio di Saint-Paul de Mausole in Provenza – afferma Preziosi – ci appare nella devastante neutralità del vuoto: il bianco. È nel dato di fatto che si rivela e indaga la sua disperazione. Si esplora il suo ragionato tentativo di sfuggire all’immutabilità del tempo, all’assenza di colore alla quale è costretto, a quell’irrimediabile strepito perenne di cui è vittima cosciente”.
Il serrato e tuttavia andante dialogo tra Van Gogh, assoggettato e fortuitamente piegato dalla sua stessa dinamica cerebrale, e suo fratello Theo, propone non soltanto un oggettivo grandangolo sulla vicenda umana dell’artista, ma piuttosto ne rivela uno stadio sommerso.
Con Francesco Biscione e con Massimo Nicolini, Roberto Manzi, Alessio Genchi, Vincenzo Zampa. Scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, disegno luci di Valerio Tiberi e Andrea Burgaretta, musiche di Giacomo Vezzani. Una produzione Khora.teatro, in coproduzione con TSA – Teatro Stabile D’Abruzzo, in collaborazione con Spoleto Festival dei 2Mondi.
Saint-Paul de Mausole, appena fuori Saint Rémy, è un antico monastero della Provenza diventato ospedale psichiatrico nel 1855. Vincent Van Gogh si fa internare volontariamente l’8 maggio 1889, dopo essersi amputato l’orecchio ad Arles, e vi resta 53 settimane, nelle quali dipinge 150 tele firmandone solo sette, alcune delle quali capolavori immortali, come Gli Iris, La camera di Vincent ad Arles, L’autoritratto blu, L’Arlésienne, La notte stellata (foto in basso), terribile notte dove la luna è un sole che precipita, il cipresso un coltello nero e gli astri sanguinano. Dopo averla conclusa, nel dicembre 1889, tenta di avvelenarsi inghiottendo colori a tempera e bevendo il cherosene delle lampade.
“L’arte è un addestramento alla sopravvivenza” scrive il pittore olandese al fratello Theo. Contro le proprie ossessioni e la pratica persecutoria con cui nel manicomio viene osteggiata ogni forma individuale di diversità. In Vincent Van Gogh – L’odore assordante del bianco, al Teatro della Pergola di Firenze da martedì 6 a domenica 11 febbraio, Van Gogh, l’autore per eccellenza del colore, si trova recluso in un luogo in cui, come accadeva in tutti i manicomi a quel tempo, il colore viene negato. Le pareti, i letti, tutto è bianco. Si riteneva, infatti, che i colori fossero eccitanti da proporre a personalità psicotiche o isteriche. Alessandro Preziosi interpreta il pittore olandese su testo di Stefano Massini, per la regia di Alessandro Maggi.
“Questo spettacolo parla di un uomo-bambino che non vuole accettare la realtà – spiega Preziosi – e soprattutto non vuole accettare la sua malattia. Solo in questa direzione, non respingendo quello che lui realmente è, riesce a vedere quello che gli altri non capiscono e può continuare ancora a dipingere. È un Van Gogh di cui noi, spettatori di oggi, biograficamente conosciamo tutto e scopriamo anche un uomo che non era poi così folle. La sua follia era legata a una necessità riproduttiva della realtà, condizione insita del suo essere artista, che gli procurava una compulsione emotiva fortissima”.
Nasce così un multiforme discorso sull’artista e sulle sue possibilità di esprimersi, che chiama in causa le fonti di ispirazione, la condanna al silenzio, la riproducibilità della sua opera, l’enigma stesso dell’arte e del suo rifrangersi sulla vita. La vicenda si apre con la visita di Theo, ma il pittore internato stenta a capire se si tratti solo della sua immaginazione. Di lì a poco, questo dubbio investe ogni elemento della pièce e anche agli spettatori, a un certo punto, è tolta la possibilità di comprendere se quello che vedono esiste solo nella mente del personaggio o è la realtà storica dei fatti. Nel manicomio, però, Van Gogh incontra anche medici illuminati, che s’interrogano sull’identità del paziente, sperimentano nuove cure e la terapia dell’ipnosi.
“Essere Vincent Van Gogh – afferma Alessandro Preziosi – vuol dire essere un uomo con un’anima che prende fuoco, ma la gente che gli sta intorno riesce a percepirne soltanto la superficie, senza guardare l’interiorità e la passione che gli bruciano dentro. La nostra messinscena intende raccontare quali sono i passaggi fondamentali del processo creativo e ciò avviene tramite un approfondimento psicologico della malattia che ha colpito Van Gogh”.
Ogni rapporto con il colore nel manicomio viene cancellato ed è stato così per anni. Paradossalmente, oggi sappiamo che è vero il contrario, questa scelta curativa è estremamente negativa: pochi colori sono eccitanti come il bianco, che è la somma di tutti i colori. In questo senso, il lavoro costituisce, più in generale, una riflessione sulla libertà dell’artista, che si colloca, con il suo modo di essere e con la sua opera, contro la società.
“L’uomo – conclude Alessandro Preziosi – ha la capacità infinita di avvicinarsi alla natura nel momento in cui dipinge o semplicemente cerca di raccontare l’arte. È da questo contatto ancestrale con il fatto naturale che nasce un senso di inadeguatezza e di disagio, gli stessi sentimenti che avvertiva Van Gogh nei confronti della bellezza che andava a rappresentare. Van Gogh ha invaso la mia vita, ho letto e apprezzato tutte le notizie che si possono trovare su di lui: è in questo modo che sono arrivato ad accettarlo e comprenderlo, soprattutto mi sono potuto appropriare di certi aspetti che potevo condividere con lui, ma senza forzature. Questo spettacolo cerca proprio di rendere visibile sulla scena tutto questo intimo procedimento”.
Biglietti: da 18 a 34 euro, previste riduzioni.
Biglietteria: Teatro della Pergola
Via della Pergola 30, Firenze
055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com
Dal lunedì al sabato: 9:30 / 18:30
Circuito regionale Boxoffice e online su www.boxol.it/TeatroDellaPergola/it/advertise/lodore-assordante-del-bianco—vincent-van-gogh/218644