Abbazia di Sant’Antimo: un fine settimana (7 e 8 settembre) dedicato al canto gregoriano con il Coro Haec Dies di Alba. Il programma
Sabato 7 settembre 2019, alle ore 17.00, appuntamento presso l’Abbazia di Sant’Antimo, Castelnuovo dell’Abate, Montalcino. Un’occasione particolare questa per visitare una delle più belle abbazie d’Europa e, allo stesso tempo, ascoltare alcuni dei più celebri canti in gregoriano nell’esecuzione del Coro Haec Dies di Alba, diretto da Ezio Aimasso. Domenica 8 settembre alle ore 11 il coro Haec Dies sarà presente in occasione della Santa Messa “Natività della Vergine” che sarà celebrata da Don Giovanni Ferrari, Rettore dell’Abbazia di Sant’Antimo
L’Abbazia di Sant’Antimo conserva l’antichissima tradizione del canto gregoriano portata avanti negli anni con una ricca proposta di concerti eseguiti da cori di alto livello. La musica sacra e, in particolare, il canto gregoriano sono da sempre parte integrante della liturgia dei monaci benedettini che per secoli hanno abitato l’Abbazia.
Proprio per questo l’Editore Sillabe di Livorno in collaborazione con Civita Opera Laboratori di Siena e l’Abbazia di Sant’Antimo ha pensato di proporre al pubblico dei fedeli – ma non solo – un evento che unisse la bellezza dell’architettura del luogo alla spiritualità più profonda tipica del canto gregoriano. Ospite d’eccezione Monsignor Valentino Miserachs Grau, preside emerito del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, che medierà l’incontro nel quale sarà presentato il libro edito “Il gregoriano. Una scala verso il Paradiso” di Ezio Aimasso e al quale interverranno il Rettore dell’Abbazia di Sant’Antimo Don Giovanni Ferrari e l’autore stesso. Una sorta di lezione-concerto, nella quale il Maestro Aimasso e il Coro dialogherà con il pubblico raccontando la storia del Canto Gregoriano e intervallando la spiegazione con degli esempi cantati per far capire le origini, la cantillazione, i canti della liturgia delle ore e i canti della Messa.
Ezio Aimasso, pediatra e dottore summa cum laude in Canto Gregoriano presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, ha elaborato questo testo seguendo a ritroso un filo rosso, che lo ha portato indietro, fino agli anni dell’infanzia, quando cantava quelle melodie senza ancora saperle leggere o comprenderne il significato. Partecipando ogni domenica alla Messa e ai Vespri nella piccola chiesa del suo paese aveva imparato a memoria le parole e a orecchio la musica che lo affascinavano in modo quasi magico. Con questo libro intende divulgare in modo chiaro e comprensibile la storia del Canto Gregoriano: lavorando di giorno coi bambini, tra lacrime e sorrisi, e scrivendo di notte, talora fino all’alba, accompagna ora il lettore a scoprire le origini e l’evoluzione di un patrimonio affascinante e per molti ancora ignoto, che la Chiesa nell’ultimo Concilio ha definito come “canto Suo proprio”.