1823/2019: il ritorno a Livorno (per la seconda volta) delle Nozze di Figaro di Mozart. Luci ed ombre nel cast (con voci non sempre a fuoco), bene il Coro Lirico Toscano e l’Orchestra della Toscana. Teatro Goldoni gremito nonostante la pioggia. La recensione di Fulvio Venturi
di FULVIO VENTURI
Finora Le Nozze di Figaro erano state rappresentate una sola volta a Livorno. Era il 2 febbraio 1823, al Teatro degli Avvalorati, e non fu un successo. A nulla valse la simpatia del basso Girolamo Cavalli, un cantante “brillante” che interpretava Figaro, e faceva parte della produzione anche Carolina Pedrotti, un’ottima prima donna, Susanna, e musicisti valenti come Antonio Squilloni, livornese, al cembalo, o Antonio Puccini, lucchese, progenitore del futuro Giacomo, primo violino. L’opera non piacque e fu fischiata. In una stagione di quelle sfigate, durante le quali niente andava bene, Le Nozze di Figaro fece da capro espiatorio. Fischiata al punto di non essere più ripresa durante quelle serate. Una sola recita. Da allora, più, e poche anche, per la verità, le occasioni in cui un’opera di Mozart è tornata in scena a Livorno.
Un bel successo ebbe il Don Giovanni nel 1867, al Teatro Rossini, in virtù del bravo protagonista Francesco Steller che di lì a poco sarebbe stato il primo Amonasro nell’Aida di Verdi, e poi nulla fino al 1956 per un Così fan Tutte neanche facente parte della stagione lirica ufficiale, ma del cartellone delle Associazioni Riunite Concerti.
Solo negli ultimi trent’anni, con la passione mozartiana divampata in tutto il mondo, le occasioni per vedere qualche opera del Salisburghese in scena a Livorno si sono fatte più fitte. Un Don Giovanni nel 1986 a Villa Mimbelli con Alexandru Agache valente protagonista, ancora Così fan Tutte e un nuovo Don Giovanni alla Gran Guardia negli Anni Novanta con la direzione di Claudio Desderi, che a gusto mio sarebbe stato meglio non vedere, una Zauberfloete realizzata perché il traduttore italiano, Giovanni de Gamerra, era livornese (!) che, sempre a gusto mio, si salvò solo per la regia di Lindasy Kemp, poi ripresa in tempi recenti, e ancora un Così fan Tutte qualche anno fa che daccapo nella mia opinione non si salvò per niente. Poi qualche declinazione villereccia, come quel Bastiano e Bastiana del 2016, da ricordare per il debutto (o quasi) di Didier Pieri e per il raffinato accostamento con Ch’io mi scordi di te? (K 505), splendida aria da concerto, dedicata da Mozart a Nancy Storace e interpretata in quella occasione da Serena Farnocchia (autocitazione). Ma Le Nozze di Figaro, niente, dal 1823 sono tornate in scena a Livorno solo in questa occasione.
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Ora sarebbe bene che quando un’opera importante torna in scena in un certo luogo dopo due secoli lo facesse con i crismi dovuti all’evento. E magari sarà bene subito dire che questo a Livorno non è avvenuto, o è avvenuto solo parzialmente. L’evento lo ha fatto il pubblico che ha riempito il teatro incurante di una serata piovosa come da una settimana a questa parte e che ha seguito con interesse la rappresentazione.
Lo spettacolo è stato inscenato ordinatamente dal regista Massimo Gasparon, anche non senza tutti i vezzetti, ammiccamenti e graziosità del repertorio mozartiano secondo tradizione. Spunti di riflessione, che se si vuole nelle Nozze di Figaro abbondano, con quel “signor conte” arrogantello e confuso, con quei popolani d’ingegno, quei borghesucci già in crisi alla Don Bartolo, e quei maschi che collezionano brutte figure a ripetizione, nulla, e neanche momenti davvero memorabili. Gasparon oltre alla regia ha curato scene, costumi e luci, puntando su pochi elementi scenici, bianchi, illuminati da robusto amperaggio con effetto talvolta abbagliante e abiti nei quali predominava ora il grigio, ora il rosso. Azzurro, invece, e non privo di effetti, il “notturno” del quarto atto: acme dello spettacolo, dei congegni dapontiani e della partitura che qui tocca il sublime. Partitura che è stata eseguita in modo egregio dall’Orchestra della Toscana misuratasi con il suo congeniale Mozart sotto la guida un filo intermittente di Jacopo Sipari di Pescasseroli (nella fotto sotto a sinistra).
Il cast dei cantanti era affidato quasi interamente a giovani elementi e non tutti, in verità, sono apparsi all’altezza delle parti impegnative sia dal lato vocale che interpretativo. Dunque luci ed ombre anche all’interno delle singole prestazioni. Giulia De Blasis, molto piacevole e convincente nei panni di Susanna, ha trovato musicalmente il momento più alto nella splendida aria del quarto atto, ma non sempre è parsa vocalmente a fuoco. Così il Figaro di Nicola Zaccardi e ancor più il Conte di Salvatore Grigoli.
Marta Mari, la malinconia Contessa, ha messo in campo una bella voce, ma in qualche tratto, ad esempio all’incipit dell’attesissima aria Dove sono i bei momenti, è parsa piuttosto tesa. Un po’ compresso nell’emissione anche il Cherubino di Irene Molinari che comunque ha saputo stare “al pezzo”. Bene la Barbarina di Maria Salvini, bella in scena e intensa nella sua aria, così come bene le parti dei caratteristi: Davide Procaccini, Don Bartolo; Francesco Napoleoni, Don Basilio, nitido nella dizione e sapido nell’aria In quegli anni a cui val poco; Mauro Secci, Don Curzio; Alessandra Rossi, una Marcellina giustamente acida e asprigna, ma un poco a mal partito nella scorbutica aria del Capro e la capretta. In ottimo assetto il Coro Lirico Toscano (CLT), istruito da Chiara Mariani, che ha presentato anche due brave soliste, Annarita Dallamarca e Maria Luce Menichetti, nel delizioso inciso degli “Amanti costanti”.
Applausi generosi a tutti.
Finisco con un aneddoto da me raccolto prima dell’ingresso in teatro. Due signori sotto il pronao del Goldoni, trench, cappello, belli bagnati. Fa uno: “Dunque stasera ci tocca Figaro qui, Figaro là”? Risponde l’altro: “No, quello è Il Barbiere di Siviglia.” C’est la vie.
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- (“Le nozze di Figaro” replica al Teatro Goldoni di Livorno domenica 24 novembre 2019 alle ore 16 con un parziale cambio di cast. Wellington Moura sarà il conte di Almaviva, Marily Santoro vestirà i panni della contessa di Almaviva, Matteo D’Apolito interpreterà Figaro e Diana Turtoi avrà il ruolo di Cherubino).