I 150 anni della morte di Rossini, “L’italiana in Algeri” e la storia delle rappresentazioni pisane. Il 3 marzo presentazione-aperitivo al “Verdi”
Prossime ormai all’esaurito le due recite dell’attesissima “L’Italiana in Algeri” di Gioachino Rossini, firmata dal grande artista Ugo Nespolo (sue le vivacissime scene) e da Stefano Vizioli (sua la regia) e diretta da Francesco Pasqualetti, in scena al Teatro Verdi di Pisa il 10 e l’11 marzo 2018, dopo la promozionale scuole dell’8. Con “L’Italiana in Algeri” la stagione lirica 2017/2018 si chiude così nel segno del Centocinquantenario della morte di Rossini (una ricorrenza cui il cartellone guarderà anche in autunno, con la nuova stagione).
Proprio su quest’opera verte la prossima e ultima presentazione-aperitivo, sabato mattina (3 marzo 2018), alle ore 11, nel Foyer del Teatro Verdi: a parlarne saranno Stefanio Vizioli e Riccardo Mascia (maestro al fortepiano dell’opera); sarà presente anche il cast.
È un vero e proprio caposaldo della produzione rossiniana, “L’Italiana in Algeri”. Si suole, infatti, far risalire l’aureo momento dell’esplosione di Rossini nei teatri italiani, la sua precoce conquista d’un successo destinato a non venir mai meno, all’anno 1813, quando il ventunenne compositore sbancò i teatri veneziani con due capolavori, l’uno serio dato alla Fenice il 6 febbraio, Tancredi, e l’altro buffo dato al San Benedetto il 22 maggio, L’italiana in Algeri appunto.
Opera dall’acuminata e coloratissima veste sonora, ispirata a un fatto di cronaca (la vicenda di una signora milanese, Antonietta Frappolli, rapita dai corsari nel 1805, portata nell’harem del Bey di Algeri e poi tornata in Italia), “L’Italiana in Algeri” fu qualcosa di veramente inusitato per il costume musicale dell’epoca: per le vertigini d’una coloratura vocale che proprio qui approdavano all’opera buffa senza visibili differenze rispetto alla scrittura dell’opera seria (fino ad allora luogo deputato dell’esibizione belcantistica), per le innovazioni determinanti della drammaturgia, per le straordinarie finezze orchestrali.
Di questo e di molto altro si parlerà nella presentazione di sabato 3 marzo (nella foto sopra a sinistra Nespolo e Vizioli) che è a ingresso libero, con aperitivo finale offerto dal Teatro.
Per la storia locale: “L’Italiana in Algeri” trionfò al Teatro dei Costanti di Pisa (il futuro Teatro Rossi) il 16 novembre del 1814, a poco più di un anno quindi dalla prima veneziana. Era la prima volta che a Pisa veniva rappresentata un’opera rossiniana e il successo fu tale che da allora per diversi anni Rossini fece la parte del leone nel cartellone cittadino, sia con le opere buffe che con le opere serie. “L’Italiana in Algeri” tornò sulle scene del Costanti nel 1815, nel 1816, nel 1820, nel 1821 e nel 1828 (en passant, tre anni dopo il vero Bey d’Algeri con il suo seguito sarà ospite del gran ballo dato dalla nobiltà cittadina in onore dei Granduchi di Toscana), per poi cadere nell’oblio. Bisognerà attendere più di un secolo e mezzo per rigoderla, per la prima volta al Teatro Verdi, nell’ottobre del 1983, e poi passeranno altri ventiquattro anni per poterla apprezzare ancora di nuovo, sempre al Teatro Verdi, nell’ottobre 2007.
Per maggiori informazioni tel 050 941 111 www.teatrodipisa.pi.it