“La rondine” al Teatro Verdi di Pisa. Un’emozione che diventa commozione con l’ottima direzione di Valerio Galli. Un plauso gli interpreti, a partire dalla brava Claudia Pavone. La recensione di Fulvio Venturi

di FULVIO VENTURI

Al Verdi di Pisa vado sempre con emozione. Varcai quei portoni per la prima volta in un pomeriggio domenicale di cinquantatre anni fa, si dava una Manon Lescaut con Clara Petrella e Gastone Limarilli. Ero un ragazzo, ricordo l’odore del teatro, il telone di Annibale Gatti ispirato dagli anni pisani di Goldoni che oggi non si vede più, un entusiasmo quasi chiassoso e genuino nel pubblico, indice di una passione vera e sanguigna.
Questa emozione mia ieri sera (venerdì sera 1° dicembre 2023) si è tramutata in commozione. Sicuramente un fattore è dato dal particolare feeling che io ho con La Rondine, e uno spleen mio personale di questi giorni, ma con altrettanta certezza dico che il merito è della direzione di Valerio Galli.

Valerio Galli

Una direzione elegante, precisa, chiarissima, morbida nelle souplesse, attenta agli equilibri della partitura, al rapporto fra orchestra e palcoscenico, puntuale negli attacchi e perentoria nelle cesure. Detto così potrebbe sembrare una direzione bella, compiuta da un serio professionista, vòlta a rendere giustizia ad un’opera che per lunghi, lunghissimi anni è stata dimenticata e sarebbe già molto. Ma non basta. Quello che porta alla commozione è l’assoluta dedizione alla musica, il permearsi di esecutore e interprete, l’introiettare l’animo di un autore. Questo Valerio Galli ha fatto. La Rondine è una creatura lieve che vive nella sua fragilità e nel suo sentimento. Mai l’avevamo sentita pulsare di così tenue cuore.
Galli si è anche avvalso di ottimi interpreti. Molto brava Claudia Pavone che fino dalle prime battute si è dimostrata in grado di padroneggiare una parte da vera prima donna. Bene nel difficile primo atto con il “Sogno di Doretta” e “Ore dolci e divine di lieta baraonda” in successione, convincente nel secondo atto con tocchi ora di sperduto candore, ora di viva passione, dolce e malinconica alla fine nel distacco da Ruggero e nel conseguente atto di “riprendere il suo volo e la sua pena”.
Come Ruggero ha ben figurato Matteo Falcier, a suo agio nel canto di conversazione nel quale la sua parte è intessuta, squillante nel settore acuto, partecipe in passi sempre un po’ negletti della partitura, come il declamato-arioso “Dimmi che vuoi seguirmi alla mia casa”, da lui collocato nel giusto valore e veramente addolorato nel finale.


Una nota di particolare apprezzamento per il Coro Archè, senza sbavature nel difficilissimo secondo atto, e ovviamente per il lavoro di preparazione compiuto da quell’ottimo musicista che è il maestro Marco Bargagna. Ma tutta la produzione è “volata”, ben lo possiamo dire trattandosi della Rondine, a livelli alti, dall’orchestra Archè, ai maestri di sala e di palcoscenico Anna Cognetta e Riccardo Mascia.
Riguardo il resto del cast vocale ha spiccato Francesco Verna negli scomodi e ricchi panni di Rambaldo e Giorgio Marcello, Mentore Siesto, Tommaso Corvaja, Benedetta Corti, Sevilaz Bayoz, Michela Mazzanti sono da accomunare positivamente nelle loro apparizioni. La coppia comica di Lisette e Prunier, formata da Maria Laura Iacobellis e Vassily Solodkyy, ha alternato buoni momenti ad altri meno felici, senza però mai nuocere alla omogeneità dello spettacolo.
Il regista Paul-Émile Fourny (scene Benito Leonori, costumi Giovanna Fiorentini, luci Patrick Mécüs, assistente alla regia Luca Ramacciotti, maestro alle luci Flavio Fiorini, maestro ai sovratitoli Luca Stornello) ha ambientato l’opera in un teatro. Soluzione gradevole, ma non certo originale con movimenti piuttosto convenzionali, ma efficaci nel popolato secondo atto che ha riprodotto una delle serate in maschera per le quali il Bal Bullier, ove questa sezione della Rondine si ambienta, andava celebre. A corollario di tutta l’operazione citiamo anche il buon programma di sala impreziosito da una colta e non impaludata notazione musicale di Valerio Galli.
Coproduzione Fondazione Teatro di Pisa, Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Opéra Théâtre de l’Eurométropole di Metz.
Al termine copiosi applausi.

Replica domenica 3 dicembre 2023 alle ore 15.30, sempre al Teatro Verdi di Pisa.