Luglio 1989: furto in Toscana di oggetti sacri. Gennaio 2020: il ritrovamento di tutti i pezzi (tranne uno). 7 dicembre 2022: dopo il restauro apre (fino al 18 febbraio) la mostra “Dalla spada alla croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato” presso la Pinacoteca dei Musei Vaticani a Roma
Un furto clamoroso, nel lontano 1989, dal Museo del Seminario Arcivescovile di Siena. Uno straordinario recupero, più di trent’anni dopo, grazie al Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale. Ed infine il restauro, eseguito nei Laboratori dei Musei Vaticani. È questa l’occasione per inaugurare la mostra “Dalla Spada alla Croce. Il reliquiario di San Galgano restaurato”. L’esposizione, prodotta grazie alla collaborazione tra Musei Vaticani, Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino e Opera della Metropolitana di Siena, con il contributo di Opera Laboratori, Sillabe e Giovanni Raspini, si terrà nella Sala XVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani, dal 7 dicembre 2022 al 18 febbraio 2023.
Al centro di questa vicenda, una croce astile, due pissidi, cinque calici e soprattutto un capolavoro della produzione orafa senese del XIV secolo, il Reliquiario di San Galgano, oggetto mirabile e di intensa devozione popolare. Su di esso, decorate finemente in preziosi smalti traslucidi, sono raffigurate le scene della vita del Santo e della sua spada.
Secondo la tradizione, Galgano sarebbe nato nel borgo senese di Chiusdino. Cavaliere appartenente alla piccola nobiltà locale, si convertì alla vita ascetica ed eremitica dopo le visioni dell’Arcangelo Michele, come rappresentato nelle sei scene del Reliquiario. Condusse la sua vita monastica nell’Eremo di Montesiepi, da lui edificato su una collina vicina al luogo dove sarebbe sorta l’Abbazia. Morì, secondo le fonti, il 30 novembre 1181. Appena quattro anni dopo fu convocata una commissione di inchiesta, che indusse Papa Lucio III a proclamarlo Santo nel 1185.
A Galgano è attribuito nella sua rappresentazione iconografica, il celebre segno della spada conficcata nella roccia che diventa una croce davanti alla quale inginocchiarsi e pregare. La sua fama tuttavia si afferma sullo sfondo della diatriba fra Papato e Impero sulle “investiture” e nel contesto dell’espansione dell’Ordine Cistercense grazie all’opera di San Bernardo di Chiaravalle.
L’accurato intervento condotto dal Laboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche dei Musei Vaticani sulle oreficerie presenti in mostra ha comportato una campagna di indagini scientifiche che hanno supportato le scelte metodologiche dell’intervento. Protagonista del lavoro conservativo il Reliquario di San Galgano, integralmente smontato alla presenza del referente dell’Arcidiocesi di Siena, con la contestuale messa in sicurezza delle settantaquattro reliquie presenti.
Numerosi i danni subiti in seguito al furto. Fra questi i più evidenti erano la frattura del fusto dal piede, le deformazioni delle guglie e la perdita del primo rocchetto esagonale in smalto di giunzione con il piede, ricostruito attraverso una scansione da un’immagine di archivio. Altri piccoli elementi mancanti sono stati realizzati in resina con stampante 3D. Le facce del recto edel verso, decorate con smalti, sono state pulite e consolidate ed infine trattate con il plasma. La croce apicale, anch’essa perduta, è stata riprodotta dal maestro orafo Giovanni Raspini su modello di opere coeve.
L’allestimento, progettato e realizzato da Opera Laboratori e Sillabe, è stato pensato fin da subito anche per l’esposizione di Siena, dove la mostra si trasferirà, nei suggestivi locali della cosiddetta Cripta del Duomo, a partire dal primo marzo fino al 5 novembre 2023, così da restituire alla collettività senese e ai molti visitatori della Cattedrale una significativa testimonianza dell’identità culturale, artistica e spirituale della città.
IL FURTO
Nella notte tra il 10 e l’11 luglio 1989 si verificò un furto presso il Museo Diocesano dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, all’epoca allestito nei locali adiacenti al Pontificio Seminario Regionale “Pio XII”, in località Montarioso, nel Comune di Monteriggioni. Furono prelevati con dolo oggetti preziosi di oreficeria medievale e barocca, fra i quali il celebre Reliquiario di San Galgano, proveniente dall’antica Abbazia e già conservato nella Parrocchia di Frosini nel Comune di Chiusdino. Oltre al valore storico e artistico degli oggetti sacri, fu una dolorosa ferita per la Chiesa senese, che veniva mutilata e deturpata nella sua memoria spirituale.
IL RITROVAMENTO
Il 22 gennaio 2020 il Comando dei Carabinieri, Tutela Patrimonio Culturale ha riconsegnato in custodia all’Arcidiocesi dieci degli undici pezzi trafugati dal Museo Diocesano, dopo averli rinvenuti sul mercato antiquario. L’unico pezzo non ritrovato è un seicentesco calice in argento proveniente dalla chiesa della Certosa di Maggiano in Siena.
LISTA COMPLETA DEGLI OGGETTI RUBATI
1. Reliquiario di San Galgano, rame dorato e smalti traslucidi, inizi sec. XIV, h. 74 cm. Attribuito alla scuola degli orafi senesi Tondino di Guerrino e Andrea Riguardi, rappresenta uno dei più preziosi manufatti di quest’epoca, particolarmente per la ricercatezza e la raffinatezza degli smalti traslucidi che raffigurano episodi della vita di San Galgano (dalla Chiesa parrocchiale di Frosini, Chiusdino).
2. Croce astile, rame e bronzo dorato, sec. XII, h. 27,5 cm. (dalla Chiesa parrocchiale di Casciano delle Masse in Siena). È il pezzo più antico della refurtiva: presenta un’interessante iconografia romanica del Christus vivens sulla croce, coi piedi poggiati sulla testa di un serpente, in riferimento al brano biblico di Genesi 3, 15: “Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. Sul retro sono incisi i simboli dei quattro evangelisti e al centro l’agnello dell’Apocalisse.
3. Reliquiario a tempietto, rame dorato, sec. XIV, h. 29 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Regina in Siena).
4. Calice-pisside, rame dorato con smalti, sec. XIV (coppa sec. XVI-XVII), h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Fungaia, Monteriggioni). Si tratta di due corpi assemblati in epoche successive: la parte inferiore, più antica, probabilmente potrebbe essere appartenuta ad un calice, la cui coppa è stata sostituita dalla pisside cinque/seicentesca.
5. Calice, argento, sec. XVII, h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Regina in Siena).
6. Pisside, argento, sec. XVII, h. 29 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Monastero in Siena).
7. Calice, argento, sec. XVIII, h. 26 cm (dalla Chiesa parrocchiale di Monastero in Siena).
8. Calice, argento, sec. XVIII, h. 24 cm (dalla Chiesa parrocchiale di S. Colomba, Monteriggioni).
9. Calice, argento, oreficeria romana sec. XVIII, h. 29 cm (dal Palazzo Venturi Gallerani in Siena – proprietà Seminario Arcivescovile).
10. Calice, argento, sec. XVIII, h. 26 cm (dal Palazzo Venturi Gallerani in Siena – proprietà Seminario Arcivescovile).
11. Calice, argento, sec. XVII, h. 23 cm (dalla Chiesa parrocchiale della Certosa di Maggiano in Siena).