Parco Archeominerario di San Silvestro a Campiglia Marittima, un altro passo in avanti per il completamento. Firmati gli atti per rendere visitabili i Fornelli di Monte Rombolo, due ‘imbuti’ nella montagna da cui fino al 1970 si estraeva calcare microcristallino
Un altro passo in avanti verso l’ambizioso progetto di completamento del parco Archeominerario di San Silvestro come da obiettivo ed impegno dell’accordo quadro fortemente voluto e poi sottoscritto tra Regione Toscana, Comune e Cave di Campiglia nel 2020 dopo un percorso che era iniziato, forti della “dichiarazione di interesse culturale dei sette siti minerari” da parte del Ministero della cultura (al tempo Mibac) su richiesta del Comune di Campiglia stesso, con un Ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio comunale nel dicembre 2019.
Martedì 12 ottobre alle 9.30 c’è stata la firma contestuale di due importanti atti. Il primo il Contratto di comodato tra Comune e società Cave di Campiglia, il secondo il Protocollo tra Comune di Campiglia Marittima e Parchi Val di Cornia con il quale si individua “un percorso condiviso per il futuro ampliamento del Parco Archeominerario di San Silvestro, a partire dall’inserimento dell’area dei Fornelli di Monte Rombolo fra le aree in gestione a Parchi val di Cornia”. “Tale percorso – si legge nel protocollo – che dovrà prevedere fra le prime azioni la redazione di un masterplan aggiornato, verrà attuato seguendo le tempistiche stabilite dal protocollo d’intesa siglato da Comune, Regione e Società Cave di Campiglia” e inoltre definire le condizioni necessarie per l’affidamento alla Parchi della gestione dei “Fornelli di Monte Rombolo” per un periodo sperimentale, fino a che la conferenza dei Sindaci non si sarà pronunciata per l’eventuale inserimento dell’area nel contratto di servizio. L’impegno del Comune è quello di acquisire le aree non pubbliche oggetto del protocollo siglando il comodato con Cave di Campiglia e a compiere tutte le azioni necessarie per la messa in sicurezza delle aree rendendole idonee alla fruizione pubblica. In sostanza con la firma contestuale del comodato il Comune assolve il primo impegno e con la chiusura dei lavori di messa in sicurezza finanziati e realizzati sotto la direzione dell’ufficio tecnico dell’ente assolve il secondo punto. La Parchi dovrà collaborare con il Comune nella progettazione degli interventi di ampliamento del Parco archeominerario attraverso il bagaglio di conoscenze ed esperienze del proprio personale. Da subito la Parchi assume l’impegno di redigere un piano previsionale di gestione dell’area dei Fornelli che valuti le possibili azioni per integrare l’area all’interno dei percorsi del Parco comprensivo.
L’area è stata messa in sicurezza e attrezzata per le visite con un progetto e lavori finanziati dalla Regione Toscana per 70.000 euro, rispettando l’impegno preso con il protocollo quadro del 2020 e per 20.000 euro dal Comune di Campiglia Marittima. L’area sarà presto visitabile per gruppi e in occasioni speciali, infatti allo stato dell’arte la strutturazione e messa in sicurezza del percorso riguarda l’area in prossimità dei Fornelli. Per l’effettiva fruizione in autonomia per i visitatori del parco si dovrà attendere la sistemazione del percorso, in fase di individuazione, che da Rocca San Silvestro conduce ai Fornelli che distano in linea d’aria circa un chilometro e circa 2,5 km percorrendo la strada di cava. Al momento della firma, così dichiara la sindaca di Campiglia Marittima Alberta Ticciati: “Un primo concreto e tangibile tassello dell’ambizioso protocollo sottoscritto un anno fa con Regione e azienda privata. Un risultato non scontato che conferma la volontà e la determinazione nel perseguimento di un obiettivo che non è soltanto di mandato, ma che può costruire le basi per un nuovo sviluppo per il nostro territorio, economico, occupazionale, sociale. Noi ci crediamo e continueremo a lavorare in questo solco riconoscendo nella società Parchi, nonostante le criticità e i limiti che ci auguriamo di superare, il soggetto giusto per programmare uno sviluppo che vada oltre i confini territoriali di ciascun Comune e che guardi al futuro della nostra bellissima realtà”.
“L’inserimento dell’area dei ‘Fornelli di Monte Rombolo’ fra le aree in gestione a Parchi Val di Cornia rappresenta l’inizio di un percorso che ha come obiettivo la reale condivisione del progetto per il futuro ampliamento del Parco Archeominerario di San Silvestro; un progetto che vada a dare ulteriore risalto al valore ambientale, storico, archeominerario e turistico del Parco di San Silvestro e che, grazie all’acquisizione di nuove aree, utilizzando lo strumento strategico del master plan redatto dal professor Riccardo Francovich in vista dell’apertura del parco, porti a compimento il processo virtuoso di ricerca e valorizzazione già avviato negli anni novanta da chi ci ha preceduto per conto del Comune e dalla Parchi Val di Cornia. Questo accordo mi dà lo spunto per ricordare che la Parchi Val di Cornia è uno strumento al servizio dei Comuni Soci per realizzare un progetto di sviluppo della cultura e della natura unico e unitario. Come soggetto attuatore della volontà dei Soci essa realizza grandi progetti da restituire alla fruizione del pubblico attraverso la gestione operativa diventando, per vocazione ed esperienza, un punto di riferimento per iniziative di investimento e sviluppo anche sul fronte occupazionale” dichiara il Presidente della società Parchi, Alessandro Bruni.
“Il protocollo d’intesa tra Parchi Val di Cornia S.p.A. e Amministrazione comunale di Campiglia Marittima per la futura gestione dell’area dei fornelli di Monte Rombolo rappresenta un ulteriore passo in avanti che fa seguito anche alla riapertura dei Musei di Campiglia nell’estate 2021 – afferma l’Amministratore Delegato Parchi, Mauro Tognoli – La Società Parchi, grazie alle figure di grande professionalità che ha al suo interno e alla sua lunga esperienza, rappresenta lo strumento migliore per progettare, promuovere e valorizzare lo sviluppo del parco archeominerario di San Silvestro, inserendo il nuovo percorso all’interno del sistema di fruizione dell’area”.
Il presidente di Cave di Campiglia Lorenzo Banti nel rilevare l’importanza degli atti sottoscritti ha sottolineato: “Un passo importante, di prospettiva, che consente di dare una visione al futuro utilizzo delle aree estrattive anche dopo la loro dismissione, immaginandone una riconversione volta alla fruizione pubblica, salvaguardando la capacità occupazionale e la sostenibilità ambientale, decidendo di governare un processo complesso”.
I Fornelli di Monte Rombolo nella storia
Alla fine della seconda guerra mondiale la società Ilva riprese l’attività di estrazione dei calcari macrocristallini a Monte Rombolo, spostando la cava a mezza costa (a circa 300 m di quota) e cambiando la tecnica di coltivazione. Fu scelta la tipologia di cava a imbuto, che aveva il vantaggio di minimizzare l’impatto ambientale dell’estrazione. La coltivazione fu iniziata con lo scavo di una galleria di ribasso alla base del versante (quota 200 m), che intercettava due pozzi verticali, o fornelli, di collegamento con la soprastante area di estrazione.
La galleria era rettilinea per i primi 100 metri, per poi biforcarsi e andare ad intercettare la base dei due fornelli. Una volta realizzata questa infrastruttura, fu iniziata l’estrazione, procedendo con una coltivazione a gradini, che allargava progressivamente i due fornelli a partire dalla superficie topografica. Attraverso i fornelli il calcare veniva trasferito nella galleria e caricato su vagoni trainati da una motrice elettrica. Il convoglio viaggiava su binari a scartamento ridotto posati nella galleria e in esterno, fino a raggiungere la stazione di partenza di una teleferica.
L’estrazione del calcare macrocristallino, proseguita in questa cava fino alla fine degli anni ’60, ha lasciato due grandi vuoti a forma di imbuto, oggi conosciuti come Fornelli di Monte Rombolo. Quello orientale è profondo 55 metri ed ha un diametro di 130 metri, quello occidentale raggiunge una profondità di 65 metri ed è leggermente più grande, con un diametro di 150 metri. Con il passare del tempo sia le acciaierie che l’industria chimica iniziarono a richiedere il calcare microcristallino, più adatto alle varie applicazioni industriali perché più omogeneo. La grana dei calcari cristallini diminuisce man mano che ci si allontana dal granito di Botro ai Marmi e quindi negli anni ’70 la cava delle acciaierie fu spostata sulle pendici di Monte Calvi.